Sapete cos’è la prescrizione? Un’amnistia “di classe”. Esattamente come avveniva un tempo per il divorzio (quando chi aveva i soldi e gli agganci giusti lo otteneva con la Sacra Rota), per l’aborto (i c.d. cucchiai d’oro), oggi per la fecondazione assistita, l’eutanasia e molto altro, chi ha i soldi alla fine ottiene ciò che vuole, chi non li ha si arrangia o subisce. Per la giustizia è la stessa cosa. Chi ha i soldi per pagarsi avvocati all’altezza, i principi del foro che sanno come fare per spaccare il capello in quattro ed hanno interesse a farlo per allungare i tempi e appesantire il proprio onorario, di fatto magari non si fa nemmeno un giorno di galera; il povero squinternato senza un euro in croce perché di famiglia disagiata o che magari non parla nemmeno bene la lingua perché immigrato in Italia da pochi mesi e non capisce nemmeno troppo bene che cosa gli stia accadendo, la galera se la fa tutta!
Il nostro Paese è stato condannato dalle giurisdizioni sovranazionali, numerose volte e da decenni, per le condizioni della sua amministrazione della giustizia e delle sue carceri. Vi sono violazioni costituzionali e di legge ordinaria eclatanti. Poi suicidi di carcerati ed agenti di custodia, ogni giorno. Di tutto ciò nessuno parla. L’amnistia è lo strumento tecnico-giuridico opportuno e necessario per interrompere questa flagranza di reato!
C’è da dire che quella per l’Amnistia per la Repubblica è una delle battaglie storiche di Marco Pannella e del Partito Radicale. Il presupposto da cui parte questa iniziativa politica è proprio quello secondo il quale è la Repubblica il “reo” da “amnistiare” e non certo chi vive nelle aule giudiziarie e nelle carceri situazioni che vanno ben oltre l’umana e costituzionale decenza.
Ebbene ho sempre condiviso questa analisi e le conseguenti iniziative politiche intraprese da Marco Pannella e dai radicali: i tempi, i numeri e l’organizzazione della macchina giudiziaria (sia civile che penale, è bene precisarlo!), determinano conclamate violazioni dello Stato di Diritto nel nostro Paese rispetto alle quali non si può restare indifferenti se davvero si ama la “Costituzione più bella del mondo”!
Ciò premesso, mi preme segnalare una recentissima iniziativa politica approvata il 10 luglio scorso, all’unanimità, dal Consiglio Generale del Partito Radicale: si è deciso di utilizzare come “arma politica” un Istituto giuridico, quello della Domanda di Grazia attraverso il quale un condannato (o un suo prossimo congiunto, il convivente o il tutore o il curatore, o un avvocato), può presentare al Ministro di Giustizia per chiedere – appunto – la Grazia al Presidente della Repubblica. Ebbene, come si pensa di utilizzare questo Istituto? Semplice: con una sorta di “bombardamento di domande di Grazia” da far arrivare al Ministro della Giustizia.
Rispetto a questa decisione del Consiglio Generale del Partito Radicale nutro enormi perplessità e varie riserve, sul piano teleologico, funzionale e, soprattutto, politico.
In primo luogo mi risulta oscuro proprio lo SCOPO di una tale iniziativa politica: intasare gli Uffici del Ministero della Giustizia ? “Fare notizia” ? Alimentare illusioni e speranze da parte dei condannati ? Davvero lo scopo non è chiaro, ma molto nebuloso e non ho nemmeno la possibilità di “informarmi” ascoltando proprio lo stesso Consiglio Generale del Partito Radicale che ha secretato la riunione non pubblicando come di solito accade sul sito di Radio Radicale, alla faccia della trasparenza radicale e del diritto alla conoscenza!
Sul piano FUNZIONALE le nubi non si diradano, ma se possibile divengono ancora più fitte: in che modo una Domanda di Grazia (considerati i tempi, i modi e la procedura), può incidere sulla gravissima situazione della Giustizia e delle carceri nel nostro Paese? Di certo la funzione della Grazia è ontologicamente differente da un provvedimento di Amnistia, la prima è individuale e riguarda solo i condannati presi uno ad uno, l’Amnistia è al contrario provvedimento rivolto alla generalità della popolazione carceraria, anche coloro che sono in attesa di giudizio.
E’ tuttavia sul piano politico che l’iniziativa decisa dal Consiglio Generale del Partito Radicale mi lascia davvero basito facendo mutare le perplessità in indignazione. Vi è infatti una RADICALE DIFFERENZA tra Amnistia per la Repubblica e Domanda di Grazia che parte proprio da una differente considerazione del “MEZZO” rispetto al “FINE”.
E’ indubbio che è impensabile risolvere i problemi della c.d. malagiustizia (il “fine”), con provvedimenti individuali (il “mezzo” Grazia); se è vero come 60 anni di storia di iniziativa politica, quella radicale, dimostrano che è il “mezzo” che prefigura il “fine” risulta chiaro come il “mezzo” Grazia sia assolutamente inadeguato rispetto al “fine”.
A parte questa considerazione generale, è indubbio che se si parla di Amnistia PER LA REPUBBLICA, si parta dalla considerazione delle violazioni dello Stato di Diritto (anche costituzionale), dello Stato: è la Repubblica in palese flagranza di reato rispetto alla sua stessa legalità. ERGO: non si tratterebbe di un provvedimento utile unicamente ad amnistiare certi reati commessi per una parte della popolazione carceraria, ma SOPRATTUTTO utile a interrompere questa flagranza!
La decisione del Consiglio Generale del Partito Radicale segna perciò una radicale soluzione di continuità rispetto all’iniziativa politica degli eredi di Marco Pannella su Giustizia e Carceri: la Domanda di Grazia e infatti un’arma spuntata oltre che strutturalmente e politicamente inutile rispetto alla richiamata malagiustizia.
Utile invece (almeno), a migliorare la situazione della popolazione carceraria (detenuti, poliziotti e operatori), mi pare essere la proposta di legge “Giachetti – Bernardini” che prevede di elevare la detrazione di pena ai fini della liberazione anticipata da 45 a 60 giorni, per ogni semestre di pena scontata, in modo da poter contribuire a sfoltire il sovraffollamento carcerario.
Rispetto a tale proposta di legge assorda proprio il silenzio del Partito Radicale!
Sperando di poter un giorno scoprire (magari attraverso il servizio pubblico di Radio Radicale: sarà mai pubblicata questa riunione?), quali considerazioni hanno portato i compagni del Consiglio Generale del Partito Radicale ad assumere una tale iniziativa politica resto in attesa come il Console Quinto Fabio Massimo.
Roberto Mancuso
Condivido. Ma possibile mai che un consesso così prestigioso come quello del Partito Radicale abbia approvato una tale sciocchezza? Pazzesco