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Emanciparsi dai conflitti perché i radicali non devono essere i loro conflitti.

Roberto Mancuso
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l motivo per cui ho aderito al Progetto Bellezza Radicale risiede nel fatto che credo sia ancora possibile, nonostante le conflittualità tra i radicali degli ultimi 10 anni, recuperare attorno a Progetti condivisi i militanti ed i dirigenti della diaspora radicale.

Saldare anche a livello statutario dei diversi soggetti questa "Unione" credo darebbe più forza alle idee e alle azioni politiche degli stessi differenti soggetti consentendo il concepimento e la elaborazione di un NUOVO POSSIBILE.

Bellezza Radicale non deve perciò essere un nuovo soggetto politico radicale, ma la formazione di una rete di militanti e dirigenti del Movimento radicale (iscritti alla diverse entità della ex Galassia), che operi in SINERGIA per determinare quelle modifiche statutarie che potrebbero consentire la costruzione di una sistema organico di forze politiche che lottino INSIEME per gli obiettivi comuni, lasciando poi alle diverse soggettività totale autonomia per tutto il resto, Una sorta di Comitato di Coordinamento.

Certo non si può pensare, ragionevolmente, ad un'unione per l'unione; non si può cioè pensare ad un'unione sic et simpliciter; al contrario è fondamentale porre alla base di un tale Progetto idee, contributi, politica, militanza e... anche AMORE!

E' infatti attorno alle idee e ai progetti politici che si può pensare di realizzare aggregazioni durature, con fondamenta solide. In ogni ipotesi contraria, basata magari sulla mera nostalgia, senza progettualità e senza emancipazione dai conflitti, il progetto farebbe poca strada.

Non è perciò col "volemose bene" che si deve procedere; al contrario occorre pensare ad un'aggregazione moderna con nuove basi per superare il vetusto modello della "Galassia". Attorno a questo occorre preliminarmente ragionare.

Funzionale a tale Progetto è, naturalmente, anche la militanza ! Occorre contaminare i diversi soggetti facendo comprendere che un FUTURO RADICALE è ancora possibile, anche dopo la morte del nostro leader, Marco Pannella.

A mio avviso questo progetto deve muoversi su tre piani:

  • il piano umano (costruendo e recuperando rapporti personali)
  • il piano politico (costruendo un LABORATORIO POLITICO CONDIVISO in grado di dare un contributo innovativo e moderno per il superamento dei conflitti e per l'elaborazione di una nuova progettualità politica per l'area radicale)
  • il piano tecnico-organizzativo (serve un Comitato di coordinamento che recuperi fondi e risorse umane se vogliamo convocare un'Assemblea dei Mille).

Spero di aver cominciato a chiarire il mio pensiero. Riprendendo la risposta del ventottenne Pannella a Togliatti nel 1959, in sintesi e con tutti i corollari che ben conosciamo: non Unione delle forze Laiche, ma UNIONE LAICA DELLE FORZE! 

Sempre andare controvento, solo così è possibile alzarsi in volo!
Jim Morrison (james Douglas Morrison)


   
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Paola Cossu
(@paola-cossu)
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@roberto-mancuso caro Roberto,

mi dispiace molto che il mio primo scritto sia andato perso.Era articolato e rispondeva punto per punto a tutte le tue proposte da me condivise.

Non c è Niente che si fermi Sic et Sempliciter alla sola aggregazione, sarebbe da sempliciotti pensarlo.Tuttavia senza il primo punto non si sì arriva neanche agli altri due😁Ne parleremo in riunione e cominceremo a darci delle scadenze e ruoli, se vuoi.

un abbraccio a tutti 

 

   
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Roberto Mancuso
(@roberto-mancuso)
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@paola-cossu Il punto è proprio questo: a mio avviso prima ci vuole l'idea politica, il Progetto e sulla base di questi poi si aggregano le persone. Mi dispiace tu abbia perso il tuo precedente scritto; mi farebbe molto piacere tu mi rispondessi nuovamente punto per punto. 😘

Sempre andare controvento, solo così è possibile alzarsi in volo!
Jim Morrison (james Douglas Morrison)


   
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Paola Cossu
(@paola-cossu)
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Ciao Rob!Ti rispondo in riunione punto per punto...per ora ti dico che l idea è una sola.Quella originale: richiesta di dialogo con la dirigenza dei vari soggetti.Di idee noi Radicali siamo pieni,questa è l unica novità e senza la base non si arriva a nessuno dei punti successivi. Ne parleremo in riunione più approfonditamente anche con gli altri😁


   
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(@miriam-turrini-lami)
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Caro Roberto, io credo ial contrario di Paola, che gli ultimi due punti siano necessari per arrivare al primo. 

L aggregazione, il superamento dei conflitti, la costruzione dei rapporti umani, avviene attraverso il progetto politico, o l obiettivo condiviso , o la lotta politica. È attorno alla politica che si sviluppano i rapporti tra radicali, individui diversi tra loro, che se non uniti da un obiettivo condiviso, seppur piccolo, inevitabilmente tornano individui.

Condivido il tuo ragionamento Roberto.

Mi spiace che non si riesca mai a rispondere in modo concreto e pienamente identificabile.

Miriam 


   
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(@giuliano-pastori)
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Pur Condividendo molto dei vostri obiettivi e metodi, riflettevo sul fatto che da anni gli obiettivi politici che ci uniscono e che uniscono l intera galassia ci sono, seppur con qualche differenza di metodo e strategia, ciò che invece non ci permette, oggi come negli ultimi anni, sta nei rapporti umani e nelle strategie politiche ed economiche, vedi finanziamenti e collocazioni politiche… Quindi o nelle varie forme della galassia ormai dispersa, si trovano soluzioni comuni a queste strategie o credo sia difficile riunirsi. Non vedo per ora è non ho una strategia per ricostruire una volontà comune di azzerare le divisioni e tornare a parlarsi, per questo credo che riunendosi, lavorando insieme come militanza senza confini nei recinti della galassia potremo smuovere qualcosa senza essere altro che militanza organizzata e al momento con anche con una buona capacità di azione autonoma seppur all interno dei temi cari alla galassia nel suo insieme…


   
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(@giuliano-pastori)
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Insomma per ora non dovremmo convincere nessuno a cambiare, ma essere alternativa unita e organizzata. 


   
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Pier Paolo Segneri
(@pier-paolo-segneri)
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La Politica come arte, per emanciparsi dai conflitti e introdurre un metodo dialogico/sinergico. Si tratta di ricostruire il dibattito politico, di ricomporre il dialogo, il discorso, il senso di ogni parola. Occorre riscrivere l’abbecedario della politica, come ho già scritto in altri miei interventi.

A mio parere, come sempre esprimo soltanto un mio personale punto vista, è arrivato il momento di ristabilire il linguaggio da usare, d’immettere il positivo, di proporre, di favorire la circolazione delle idee, di reimpostare tutta la discussione.

E’ necessario, insomma, “rigenerare” il tessuto politico. Un altro tessuto politico, un tessuto politico “altro”, quello dell’alterità radicale. Ci vorrebbe un campo “altro” per la politica italiana ed europea che potrebbe essere rappresentato da un ritrovato spirito comune dentro la Galassia Radicale.

Il cambiamento non arriverà se non ritroviamo la forza delle idee, la prudenza di un ragionamento pensato, di un discorso sensato, di un dialogo leale, di un contraddittorio aperto, nonviolento, sinergico, sincero e conosciuto dal maggior numero di militanti Radicali, di attivisti, di simpatizzanti, di persone, di cittadini, di individui.

C’è da riscrivere il linguaggio, ma ancor prima è necessario rilanciare e ritrovare la politica, ridarle senso, restituirle dignità e vigore. Perché, nel corso della storia, il cambiamento è stato sistematicamente frenato dall’immobilismo, dalla staticità, dalla fermezza del Potere, da un “eterno presente” determinato dalla metamorfosi del Potere. In tal modo, oggi, l’antipolitica imperante ha imbavagliato le spinte riformatrici e soffocato la politica togliendole ossigeno, sottraendole spazio, riducendole l’aria, il respiro, la forza. Nella mentalità dominante, perciò, si è affermata la convinzione che la politica sia soltanto una pratica in cui esercitare appetiti personali, arrivismi, dosi varie di cinismo, di narcisismo, di personalismo, di autoreferenzialità, di soprusi, di egoismi. Il tutto condito da inganni di ogni sorta, raggiri, illegalità, furti, corruzione, slealtà. In una parola: di conflittualità. E’ il pragmatismo ideologico. E’ il Potere. Lo stesso che ci ha sottratto il futuro, l’avvenire.

Spero che ciascuno, leggendo questo Forum, possa ritrovare in se stesso e con gli altri le ragioni per tornare al futuro, per ritornare a credere nel futuro, per andare verso la Politica, nel senso alto e pieno della parola. E’ questa la motivazione che mi ha spinto a scegliere Bellezza Radicale. Ma non è tanto una questione di speranza, di essere speranza, tensione morale che non è mai venuta meno e che non va confusa con l’illusione, non siamo degli illusi e non ci facciamo illusioni, si tratta piuttosto di una ricerca lenta, articolata, semplice ma non facile, concreta, fattibile, possibile. Una ricerca della e delle verità. Magari con lo sguardo rivolto al domani o alla persona che si ama, eppure sempre consapevoli che soltanto la memoria (la parola) rende concreta ogni azione presente o futura, ogni scelta individuale e collettiva, ogni pratica politica, ogni gesto d’amore, d’amicizia, di reciprocità. La premessa, però, è quella di non confondere la concretezza con il pragmatismo perché rendere sinonimi i due concetti sarebbe un gravissimo errore.

Come sarebbe sbagliato, allo stesso modo, a mio parere, confondere la memoria con il ricordo o la memoria con l’identità o scambiare il verosimile per vero o, ancora, accomunare l’umiltà con la modestia, la fragilità con la debolezza, la forza con il potere o, infine, la diversità con la differenza.

Oggi, in questo “eterno presente”, intrappolati nella “transizione infinita” della politica italiana, il pragmatismo è divenuto un’ideologia e ha trasformato la promessa di fatti concreti in un esercizio aleatorio, astratto, evanescente. Il pragmatismo ha prodotto il nulla. Forse perché è diventato una delle tante forme immobili assunte dal Potere. E così, come le ideologie del Novecento promettevano irraggiungibili paradisi terrestri, il pragmatismo ideologico ha sedotto molte persone con la promessa di risolvere tutti i mali e tutti i problemi puntando dritto al sodo, accantonando ogni riflessionepolitica sull’uomo e sulle idee, rinunciando alla forza delle idee.

Nel corso degli ultimi anni, di conseguenza, il pragmatismo si è inevitabilmente affermato come ideologia dominante, del pensiero unico, diventando un dogma, un mito, un’astrazione. Come se la politica potesse davvero agire rinunciando alle idee e alla circolazione delle idee, come se i fatti potessero esistere senza il sostegno del pensiero, della parola e senza il rispetto della parola data, senza la forza dei sogni e della visione d’insieme, dell’amore civile e della libertà, del rispetto di se stessi e degli altri, dell’onestà (compresa l’onestà intellettuale) e della fantasiaPerché, in questo stato di cose, anche la fantasia può essere molto preziosa e vissuta come una necessaria compagna di viaggio.

In altri termini, il pragmatismo ideologico ha distrutto la politica annientando sia il pensiero che l’azione. Per realizzare un tale disegno, però, il pragmatismo dei fatti ha dovuto sostituirsi alla “teoria della prassi”, cioè a quella “filosofia della pratica” di cui scriveva Benedetto Croce nel secolo scorso e che rappresenta il presupposto del “metodo liberale”. Insomma, con il trionfo del pragmatismo, il pensiero è stato completamente sostituito dall’istinto, dalle pulsioni, dalla pancia oppure dalla tecnica, dall’omologazione, dalla standardizzazione. Si fa leva sulle parti basse dell’essere umano o sul vuoto esistenziale che  acuisce una solitudine imposta. Spesso imposta dalla paura.

Si riduce tutto nella rapidità di uno slogan, di uno spot, di una sterile polemica buttata lì prima che arrivi la pubblicità. Ma è una velocità fittizia che lascia tutto fermo, fisso, statico. I tempi della politica sono ormai regolati dai tempi del web o della televisione. L’intelligenza è stata sostituita dalla furbizia o dall’intelligenza artificiale. Ma se l’intelligenza è spesso ingenua, va subito ricordato - come ripeto spesso - che la furbizia è stupida. Perché la furbizia non vede oltre il proprio naso, ha la vista cortissima, i tempi contati, il respiro affannato, la mentalità chiusa ed è incapace di prevedere. Per dirla in poche parole, nel corso del tempo, la politica è stata gradualmente sostituita dal pragmatismo, dal nulla, dalla sete di potere, dalla corsa arrivista verso falsi traguardi, dalle spartizioni sottobanco, dall’affarismo, dalla cupidigia. In una parola: dall’antipolitica.

Infatti, il vecchio regime è sopravvissuto per anni al proprio fallimento attraverso lo spauracchio del pragmatismo, cioè promettendo la realizzazione di fatti che non si sono mai concretizzati perché erano vuoti, inconsistenti, privi di memoria e, quindi, senza prospettive e senza futuro. L’annullamento del pensiero, del dialogo e della conoscenza ha reso astratta ogni azione e ha distrutto la politica sostituendola con il suo opposto, cioè con l’antipolitica, con il Potere per il Potere, con l’arbitrio, l’ingiustizia, la cattiveria, la cieca conflittualità, l’ingiustizia, la violenza.

In effetti è proprio così. Questo è il modello di politica che abbiamo avuto finora sotto gli occhi. Un modello falso, utilitaristico, ignorante. Un modello che ha dimenticato il Bello, il Buono o Giusto e la ricerca del vero (con la V minuscola). Ma questa non è Politica, è Potere. Insomma, con il pragmatismo ideologico si è attuato uno stravolgimento dell’idea stessa di Politica identificandola con il Potere fine a se stesso e con la partitocrazia. Ma la Politica, con la maiuscola, non è il Potere. La Politica è la possibilità, è l’arte del “nuovo” possibile. La Politica non è un mestiere, è un’arte.

Pier Paolo


   
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dariodecicco
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Io credo che l’emancipazione dai conflitti che auspica Pier Paolo sia l’obiettivo e il mezzo attraverso cui “prefigurare il fine” dell’Unione laica delle forze radicali. Il punto però è che questo nuovo linguaggio - necessario - rischia di non diventare sufficiente se non si tenta di comprendere quelle perplessità (anche se vogliamo disarmanti, cioè tendenti al voler - se vogliamo -scoraggiare). So di essere scontato nel dire che uno dei primi insegnamenti di Marco è che le idee radicali sarebbero state capite allorquando avrebbe lui (e noi) avuto la forza di convincere prima di tutto i Radicali stessi. Io ho trovato le parole di Andrea De Liberato, stimolanti anzichennó. Perché partono da un assioma (che noi tutti conosciamo): quelli sono i soggetti, da una parte e dall’altra, e metterli insieme nuovamente è oggi impossibile. Bene! Io penso invece che ci si possa riuscire o comunque ci si debba provare. E qualche segnale c’è stato, all’interno e all’esterno di Bellezza Radicale. Andiamo incontro ad Andrea. Se i suoi toni sono stati sprezzanti, non significa che lui non auspichi ciò che vogliamo noi. Secondo me sono le parole di chi è profondamente deluso da quanto successo negli ultimi anni. Ed è la delusione di noi tutti. C’è chi a certi punti ci arriva prima e chi dopo.  Pier Paolo fa il docente e questo lo sa bene. Se vi ricordate anch’io avevo cominciato a tirare fuori argomento spinosi, ma poi mi avete fatto capire che non è questo il consesso dove esprimerli. E io laicamente ho dovuto ammetter aveste ragione. Ma allo stesso modo vi dico: apriamoci alle perplessità ai dubbi, e facciamo in modo si dileguino, insieme ai nostri. E se qualcuno riterrà di non essere interessato e vabbè pazienza, ci avremo provato e forse continueremo a provarci. Se uno non vuole essere etichettato a sua volta non credo debba etichettare. Proviamoci. A Pier Paolo dico: io forse non ho capito il tuo linguaggio, ma voglio fare di tutto per venire incontro e capirlo. Dopo quanto di importante siete riusciti a fare, io pur essendo d’accordo con Paola quando dice che le nostre idee sono quelle e sono ancora tutte urgenti e la vera novità è farle circolare insieme, dico anche: facciamole circolare insieme, ma con metodo e sistema. E puntiamo a trovare anche idee “traino” di modo che il metodo da voi individuato possa trovare un (nuovo?) veicolo per circolare il più possibile. Compagni, io ci credo! Voglio darmi da fare 


   
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Pier Paolo Segneri
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@dariodecicco

La Politica è la Forza. Mentre il Potere è il Lato Oscuro della Forza. Il Potere è il Nulla. Se credi nell’amore, non t’interessa avere il Potere, non t’interessa vincere, ma aspetti... senti con il cuore... percepisci con la tua parte illuminata... provi ad ascoltare, a capire, a sostenere. Va ristabilito, allora, il senso e il sentimento della reciprocità. Perché, forse, soltanto così potremo tentare di invertire la rotta, di cambiare binario, di mutare il nostro destino. Potremmo cominciare, intanto, riscoprendo l’attenzione verso gli altri, l’ascolto, l’intesa perduta. Ci siamo visti e non ci siamo guardati. Non c’eravamo mai visti prima e ci siamo riconosciuti. Perché? Va recuperato l’insieme, lo stare insieme e anche lo sguardo d’insieme. Mentre in troppi esaltano il modello individualista e accentratore, soggettivista e verticistico, c’è chi sogna la forza di un’intelligenza collettiva. Non l’intellettuale organico al Potere, dunque, ma l’intellettuale collettivo. Infatti, ogni gruppo ― sia esso un team di lavoro, una classe di studenti, un movimento, un partito politico o una squadra sportiva ― esprime una propria “intelligenza”, che è diversa dalla somma delle intelligenze dei singoli membri. Occorre, quindi, elaborare quei meccanismi capaci di mettere insieme e comporre una “massa critica”, cioè un’energia di idee e di pensiero, in grado di far mutare le attuali prospettive politiche. E questo si può realizzare anche grazie a una nuova categoria di leader che, da posizioni non necessariamente di vertice, sappiano sfruttare al massimo le potenzialità dei gruppi in cui operano. Ma questo si ottiene soltanto con il dialogo.

 

Forse, è possibile avviare un cambiamento partendo dalla nostra coscienza. Va restituita, però, la conoscenza sottratta agli italiani da un sistema di Potere micidiale. Va ritrovato lo spirito delle cose e ripristinata la volontà, che non è “l’erba voglio”. Vanno rispettate le regole e la legalità. Hanno rubato anche la legalità e il senso dello Stato. Questi furti, insieme alla quasi totale assenza di rispetto delle regole democratiche e dello Stato di Diritto, sono un vulnus gravissimo perpetuato dal Potere ideologico, dogmatico e fine a se stesso ai danni dei cittadini. Per decenni. Come se vi fosse un buco nero, senza tempo e senza ossigeno, in cui le luci della conoscenza e della memoria venissero sistematicamente risucchiate e spente. Buio.

 

Ci sono tempi, insomma, in cui sembra quasi di vivere nel film Fahrenheith 451di François Truffaut. Dove non resta che imparare a memoria interi testi per salvarli dalle fauci del Nulla. Libri, volantini, dossier, articoli, ciclostilati che vengono bruciati o messi al rogo da un Potere che impedisce la conoscenza.

Il problema non sta tanto nella mancanza della libertà di informazione o di comunicazione. Questa, casomai, è una pesante conseguenza o l’inevitabile effetto di una causa ancora più grave, cioè la mancanza della libertà di conoscenza. Ecco: i corsari sono coloro che vogliono dare un futuro di conoscenza alla memoria negata per iniziativa del Potere. Nelle sue varie metamorfosi.

 

Come in un labirinto, in un infinito spaziale e temporale, si ritrovano le carte perdute, i documenti dispersi, la memoria decurtata e scippata. Ed è un privilegio potersi tuffare nel mare di una storia che è la storia di tutti. E poterci navigare dentro, raccogliere notizie, scoprire botole nascoste, ponti abbassati o porte sempre visibili che conducono a passaggi antichi, nuovi, possibili. Che indicano la Riforma.

 

Politica è Potere, ripetono quasi tutti sentendosi in questo modo adulti, smaliziati e furbi. Politica è Cultura, ribatte chi ritiene, invece, che il “potere” vada esercitato con la “p” minuscola e cioè non come esercizio del comando, ma come “possibilità”, la possibilità di governare una situazione o una città o un paese. Il vocabolo “potere”, perciò, può essere inteso, visto e vissuto in due modi differenti: con la P maiuscola e, nel qual caso, il Potere va interpretato e letto come potere fine a se stesso, cioè come dominio, possesso, arroganza, prepotenza, cinismo, conservazione, egoismo. Oppure con la p minuscola e, allora, il “potere” diventa la possibilità di esercitare un ruolo di governo: poter essere, poter agire, poter scegliere, poter dire, poter decidere. Insomma, se scritti con la maiuscola, Politica e Potere sono due opposti.  

La politica è un’arte. La politica è visione del mondo, intuizione delle forme, immaginazione del possibile, realizzazione di un’idea. In poche parole, la politica è l’arte del “nuovo possibile”. Insomma, la politica deve saper ascoltare, comprendere, osservare. La politica è come la musica, anche quando non usa le parole, sa che può parlare in profondità. È come la danza, perché quando il corpo è in movimento può anche scegliere il silenzio. È come il teatro, perché ha bisogno di un palcoscenico. Perché l’arte è linguaggio, comunicazione, creatività. È visione del mondo, intuizione delle forme, immaginazione del possibile. Come la Politica. Non come il Potere.

 


   
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andelib
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@roberto-mancuso Ho molto apprezzato il tuo richiamo alla transnazionalità che si traduce in un pensare politico mondiale. Credo che, come già in passato, molto possa venire studiando la politica degli altri Paesi e internazionale. Riguardo al laboratorio politico, pensatoio, think-tank che volete fare, credo sia molto saggio focalizzarlo sul superamento dei conflitti dell'area radicale, come hai scritto, e anche la progettualità politica dovrebbe orientarsi in questo senso. Sarebbe già tanto. Invece "Elaborare una visione politica radicale aggiornata rispetto ai tempi presenti e futuri" producendo "uno scritto breve ma visionario" è un lodevole intento, ma non è facilmente raggiungibile, soprattutto perché le varie organizzazioni politiche radicali fanno già un ottimo lavoro di elaborazione politica, che purtroppo non sempre viene concretizzato. E' questo il nocciolo del problema, al quale contribuisce non poco la frammentazione politica.


   
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andelib
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@dariodecicco ti ringrazio di avere trovato le mie parole stimolanti. Non volevo essere sprezzante, ma solo segnalare, da osservatore esterno quale sono, alcune problematicità che sono inevitabili in un gruppo giovane come questo. Grazie a Roberto, più sopra ho precisato meglio il mio parere sui think-tank. Riguardo al mio pessimismo su una possibile riunificazione, deriva da quanto espresso, anche a me personalmente, da vari leader e dirigenti delle organizzazioni attuali. 
Insisto su un consiglio: i documenti ufficiali che verranno scritti e sottoposti ai partecipanti di una futura assemblea vanno presentati sotto forma di mozioni, eventualmente anche contrapposte. Quanto scritto nella pagina "Vision" di questo sito non è chiara su questo punto, scrivendo di sintesi fatte da "Comitati Promotori".


   
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Pier Paolo Segneri
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@andrea-de-liberato

Ciao Andrea... intanto, ti mando un abbraccio sincero è vero. Anzi, più di uno. Personalmente, penso che non si possa non avere un’enorme sfiducia nell’attuale sistema partitocratico e di Potere. Quello di oggi che è ancor peggio di quello di ieri. Ma la domanda è: da Radicali,  possiamo costruire “altro” rispetto a tutto questo schifo? Forse no. Forse, la mia, quella di “Bellezza Radicale” è soltanto un’utopia. Ma non è un’illusione. Non siamo degli illusi. E sono convinto che valga la pena avere di queste utopie. Insieme.

Immaginiamo un’immensa biblioteca. Come fosse un luogo della mente, senza tempo e senza libri. Deserta. Solo un insieme di scaffali polverosi, vecchi, tarlati. E’ una biblioteca vuota, dispersa, oscurata. Ripulita e distrutta da una banda di ladri. Sono i famigerati ladri di verità, di sogni, di emozioni. Sono ladri di libertà, di fantasia e di conoscenza. Sono passati di lì. Forse, sono passati anche di qua. E continuano a passare, a rubare memoria, a lasciare pagine bianche, a emanare silenzi. Hanno distrutto anche la nostra Carta costituzionale.

Senza memoria non c’è futuro, ma solo un eterno presente. Per questa ragione, a mio parere, è necessario tornare al futuro. Per restituire un avvenire a chi, ormai, vive intrappolato nel presente, senza memoria e senza futuro.

La memoria che può avere un futuro è quella che unisce mondi diversi dentro la stessa storia e che lega tra loro generazioni lontane. In modo universale. La memoria, cioè, unisce i padri ai figli e ai nipoti. Ma senza futuro, senza un comune linguaggio, senza ascolto ci si divide, si creano profonde incomprensioni, si rende impraticabile il dialogo, si perde lo sguardo verso il domani e si alimenta l’incomunicabilità. Anch’io sbaglio e posso sbagliare. Tutti possiamo sbagliare.

Purtroppo, spesso, il futuro viene sottratto, svuotato, impedito. È per questo motivo che, in alcuni momenti della nostra vita, sembra di vedere intorno a noi soltanto ponti sollevati. Perché ognuno preferisce restare chiuso e protetto nella propria identità. Orgoglioso di sé. Dove l’orgoglio, però, è l’opposto della dignità. E dove domina l’orgoglio, la dignità ormai è persa. Capita a quasi tutti di sentirsi così, a volte. Ma non per chi ha subìto il furto ed è sopravvissuto. Non è così per chi sa aprirsi al diverso e all’alterità, per chi sa aprirsi alla scoperta di se stesso, per meglio comprendere gli altri. Per chi sa aprirsi agli altri, per meglio comprendere noi stessi. Per chi sa e vuole ascoltare.


   
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Carlo Loi
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Fare politica, quella alta, non è cosa semplice, ma da bravi Radicali, come ho avuto modo di ribadire qualche giorno or sono, a noi piacciono le sfide, dobbiamo, se veramente ci crediamo in questo progetto, portarlo avanti e sforzarci di essere creativi, propositivi sempre supportati dalla nonviolenza, anche nelle discussioni, anche le più aspre, anche nelle maggiori difficoltà, non dobbiamo aver paura di confrontarci per elaborare delle linee da portare avanti. E siccome le idee corrono anche nelle gambe di chi generosamente ha messo in piedi questo sito, che deve sempre di più il nostro laboratorio politico, che ci consenta di uscire all'esterno e confrontarci e allargare la discussione. Come ben sappiamo tutti i primi radicali all'inizio degli anni '60 erano pochissimi, ma sono riusciti a cambiare la Società, a regalarci una Italia migliore, ora spetta anche a noi, non disperdiamo questo patrimonio..


   
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Pier Paolo Segneri
(@pier-paolo-segneri)
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@carlo-loi Concordo pienamente con te, Carlo. Sottoscrivo. Hai ragione.


   
Carlo Loi reacted
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