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Pensatoio? ecco, ho pensatoiato....

(@claudio-marengo)
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Buongiorno a tutti. Ho sentito con interesse il lungo messaggio di pps. Nulla di nuovo sul fronte radicale, parafrasando Remarque...nel senso che avevo bene inteso il concetto di Bellezza Radicale, ma bene ha fatto pps ha ribadire, rispiegare, chiarire poichè REPETITA (forza) JUVE!

Ora, al netto di Bellezza radicale e delle sempre positive a amorevoli parole di pps, dal mio modesto e sindacabile punto di vista, credo, anzi continuo a credere che il percorso tracciato da Roberto Mancuso sia quello più giusto da seguire nel pratico, ma non necessariamente nell'immediato; inoltre...e lo dico AL DI LA' del fatto che io sia iscritto SOLO ED UNICAMENTE al PRNTT (LO RIBADISCO: AL DI LA'!!!)...credo ciecamente (e perdonatemi, ma su questo sono ferreo) nella forma partito radicale, inteso come obiettivo finale delle singole lotte e battaglie. il Pr DEVE tornare ad essere la casa-madre di tutti (ognuno con le proprie follie, limiti, dubbi, personalismi finanche...), ma sempre in ottica Pr, ricostruire il Pr, rifondarlo anzi rivoluzionarlo semmai. Con o senza Turco, con o senza X o Y...il Pr è il mio (nostro?) obiettivo. Tutte le mie energie, che immetto in un soggetto radicale locale cuneese sbilenco e zoppo, sono comunque orientate in QUELLA direzione. Direzione che, GRAZIE anche A BELLEZZA RADICALE, potrebbe essere ancora più e meglio delineata. Come ho detto più volte, GRAZIE A BELLEZZA RADICALE, se devo scendere a fare il banchetto insieme a r.i. o ntc o lc....soggetti con cui il pr, a torto o a ragione, ha avuto dissensi in passato...beh io da ieri lo faccio, se condivido la lotta! C'è o meno il mio nome sul manifesto, la bandiera...beh io me ne fotto, con la speranza che inizino a fottersene un po' tutti (dirigenze e alti papaveri in primis, di questo o quel soggetto, o anche semplici compagni in cerca di una qualche visibilità intra o extra moenia radicale). Quindi io mi metto una bella targhetta, col mio nome e cognome, il mio bel faccione e la mia freccia che indica Pr, perchè ci credo ancora, perchè...e saranno pure caxxi miei...intendo continuare su QUELLA strada, anche CON Bellezza Radicale

Fatta questa lunga, ma debita premessa, la butto subito in caciara politica...

Dove eravamo rimasti? (cit.)

1) Erostraniero: a che punto è? Giace sempre nei cassetti di commissioni parlamentari vetuste e stravolte? Chi mi/ci può aggiornare in merito?-->cosa possiamo fare noi/bellezza radicale?

2) Fine vita: visti anche gli ultimi accadimenti legati a Cappato...a che punto siamo? Si può ripartire?Mi sembra che qualcuno in chat whatsapp abbia condivisio notizie regionali, ma me so perzo li messaggi...ma la domanda è sempre la stessa-->cosa possiamo fare noi/bellezza radicale?

3) Legalizzazione: idem come sopra...-->cosa possiamo fare noi/bellezza radicale?

4) Bubbone giustizia: dopo il fallimento referendario-->cosa possiamo fare noi/bellezza radicale? Leggevo che qualcuno si sta già adoperando per riscrivere il quesito...avete notizie in merito?

E riformulo la domanda tortoriana di poco sopra, cambiando la citazione...."E ORA COSA SEI DISPOSTO A FARE?" (Sean Connery/Jimmy Malone in fin di vita a Kevin Costner/Elliot Ness ne "Gli intoccabili", quando gli fornisce un elemento chiave per incastrare Robert de Niro/Al Capone....scusate la deriva cinefila e un po' cinofila, ma ci stava a pennello per smuovere un po' i corpi e tacitare un po' le bocche, il tutto sempre condividendo su ogni canale ciò che si fa e con chi lo si fa)

Continuate a volermi bene, "ma se in vece fossi riuscito ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta" (cit. A.M.)

Claudio

 

 


   
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Paola Cossu
(@paola-cossu)
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@claudio-marengo Mi piace molto quello che hai pensato-iato, ma i punti sono tanti e io ho passato tutto il pomeriggio al telefono, dove tutte le mie energie sono andate disperse😩Cercherò di pensatoi-are (Are era il cognome del mio preside in un liceo di preti e suore, che somigliava piuttosto ad una caserma!😱 Un gran personaggio!Ebreo deportato ad Auschwitz)una risposta domani in giornata se riesco.Grazie Claudio!


   
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Paola Cossu
(@paola-cossu)
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Buon pomeriggio compagni.

spiace sentire alcuni compagni storici che non riescano ad emanciparsi e a disfarsi da vecchi retaggi conflittuali e diffidenti, verso altri compagni, che magari in maniera maldestra (direbbero loro)stanno cercando di unire la Galassia, per rafforzarne efficacia e forza.

Niente di presuntuoso.ANZI!Un tentativo di fare qualcosa fino ad ora mai tentato e di farlo cambiando paradigma.

La bellezza delle parole, quelle portatrici di pace e saggezza.Di conseguenza una offerta politica che partendo dal mondo Radicale possa offrire un altra è alta visione del futuro...Compagni!Dove stiamo sbagliando??😢


   
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dariodecicco
(@dariodecicco)
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@paola-cossu Io credo che un po' di perplessità sia legittima. L'abbiamo ascoltata vivamente dalle parole di Lorenzo Strik Lievers l'altra sera. La perplessità nasce non tanto rispetto al progetto ma da un generale conoscere i "Propri polli". Guardando a quanto successo a partire dal 2013 in poi e deflagrato nel 2016, tale perplessità è comprensibile. A mio avviso, nel pieno spirito del dialogo radicale e nonviolento, bisogno comprendere tali posizioni (anche quella espressa da Andrea De Liberato oggi pomeriggio). Ma la comprensione la interpreto come un andare incontro. Sinora il nostro "pensatoio" non ha a mio avviso pensato a sufficienza, ma dipende dal fatto che pian piano anche tra noi ci stiamo conoscendo. Io conosco bene tanti compagni come Pier Paolo, Andrea, lo stesso Lorenzo Strik, conoscevo Roberto Mancuso in quanto grande amico del mio caro e indimenticato Rodolfo Viviani, ma sto conoscendo anche altri da poco, come tu stessa, cara Paola. Stiamo prendendo le giuste contromisure. Ma da adesso in poi credo che dovremo porre le basi per la nostra piattaforma programmatica. E credo che Strik abbia avuto ragione quando ha detto che è necessario, se ci si riesce, individuare anche una battaglia "traino". E contemporaneamente cercare - come tu stessa ci hai esortato a fare - di coinvolgere quanti più ulteriori soggetti interessati. Pier Paolo credo abbia ragione quando dice che dobbiamo coinvolgere anche soggetti non radicali, ma per il momento io mi concentrerei proprio sui Radicali. Ed è quello che sto tentando di fare. Prepariamoci: di perplessità ne troveremo ancora tanta. Sta a noi con-vincere chi ci ascolta della bontà della proposta. Su questo vi lascio (lo citai in una delle nostre riunioni), il mio (sinora) UNICO intervento pubblico in un'assise Radicale. https://www.radioradicale.it/soggetti/211443/dario-de-cicco. La mia era quasi un'invocazione d'aiuto, e in Bellezza Radicale ho trovato un'espressione (anche se non in tutto) di quanto cercavo di dire. Quindi avanti, e ora con le idee! Che siano innovative o meno, perchè le idee Radicali costituiscono ancora oggi una "prepotente Urgenza"!


   
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Roberto Mancuso
(@roberto-mancuso)
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@claudio-marengo

Pubblicato da: @claudio-marengo

credo ciecamente (e perdonatemi, ma su questo sono ferreo) nella forma partito radicale, inteso come obiettivo finale delle singole lotte e battaglie. il Pr DEVE tornare ad essere la casa-madre di tutti (ognuno con le proprie follie, limiti, dubbi, personalismi finanche...), ma sempre in ottica Pr, ricostruire il Pr, rifondarlo anzi rivoluzionarlo semmai. Con o senza Turco, con o senza X o Y...il Pr è il mio (nostro?) obiettivo.

Questo il punto chiave del tuo scritto, a mio modestissimo avviso. Non nel breve o medio periodo, ma nel lungo periodo occorre "rivoluzionare in senso astronomico" il senso dell'agire e della militanza radicale, riportandola come nel 1963 (bellissime le parole di @pier-paolo-segneri che ci ha ricordato quella fase del PR), a un nuovo possibile che sia capace di fare luce sul secolo buio che stiamo vivendo, in Italia, in Europa, nel mondo. Il preambolo dello statuto del PRNTT credo possa essere la nostra "guida", la nostra "mappa" per tracciare questo nuovo possibile. Le riporto qui:

PREAMBOLO ALLO STATUTO

Il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito
proclama il diritto e la legge, diritto e legge anche politici del Partito Radicale, proclama nel loro rispetto la fonte insuperabile di legittimità delle istituzioni,

proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge.

Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all'attiva difesa di due leggi fondamentali quali:
La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (auspicando che l'intitolazione venga mutata in "Diritti della Persona") e la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell'obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi.

Dichiara di conferire all'imperativo del "non uccidere" valore di legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quella della legittima difesa.

Sempre andare controvento, solo così è possibile alzarsi in volo!
Jim Morrison (james Douglas Morrison)


   
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Paola Cossu
(@paola-cossu)
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Caro Dario!Che bello leggerti! Le perplessità sono sempre benvenute, poiché sono sinonimo di dubbio e il dubbio dovrebbe essere il nostro migliore compagno😁Quello che le perplessità non dovrebbero fare, e’mettere dei limiti, che sono appunto propri, soggettivi, pieni di retaggi antichi ed antiche credenze.

Qui è tutto nuovo.Mai sperimentato.Ambizioso fino al midollo e all’inverosimile.

”Il conoscere i propri polli” è appunto un limite.Un affermazione che non vuole lasciare speranza.Le persone cambiano.Le persone vivono il loro tempo, le persone hanno urgenze diverse anche a seconda di quello che succede nella loro vita privata, non solo pubblico-politica.Senza questa convinzione, non ci sarebbero rivoluzioni e Fede nel voler/POTER cambiare quello ci sembra impossibile cambiare😁

Bellezza Radicale, può aiutare a sviluppare e realizzare quello che è ancora un pensiero embrionale, ma che nel suo essere embrionale,acerbo,neonato,ha già una strada tracciata e una idea principe che è quella utopica, visionaria, lungimirante di ri-unire la magnifica Galassia Radicale!!

Da li è cominciato tutto😁E li abbiamo pensato per piccoli passi e senza fretta...prima aggregare sotto il cappello di questo desiderio, arrivare alla chat con 50 persone, costituire un gruppo FB e con il preziosissimo arrivo di Roberto Mancuso il sito con il Forum, i video etc.

Le idee non mancano...dobbiamo cominciare a proporre, a riunirci e a trovare l iniziativa giusta che possa essere attrattiva per i nostri, ma soprattutto efficace,per una nuova visione del mondo e del nostro piccolo paese, esso si,“incastrato”all’interno di errori atavici che hanno dato in eredità alle nuove generazioni,malinconia,rassegnazione e mancanza di speranza.

Per cui eccoci.Noi si pieni di speranza!Con un pizzico di follia e amore per tutto ciò che è considerato dai più,IMPOSSIBILE!

Vediamo un po’ cosa sappiamo fare...lancio la sfida!!😉

 


   
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Luciano fabris
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Una visione sociale e culturale diversa.

Chi fa politica da anni deve guardare lontano e (ri)conoscere la nuova società in  essere. I paradigmi politici del passato non  funzionano, la società moderna cambia velocemente e i riferimenti politici  altrettanto. Siamo dentro una crisi che porterà l’estinzione umana se non cambiamo visione e scelte politiche. La velocità degli eventi ci impone di cambiare e creare culturalmente una nuova politica che consideri il futuro  del Pianeta.

Il governo nazionale, il governo del pianeta, le istituzioni istituzionali mondiali, il sistema decisionale internazionale hanno lacune evidenti. Occorre mettere in discussione le fondamenta delle procedure di governo del mondo. Va superata la sovranità nazionale , la divisione dell’umanità in stati nazionali sovrani. Per superare questa inevitabile causa di contrasti che possono generare in violenza, occorre concepire un mondo in cui i rapporti tra stati siano regolati da un diritto internazionale. E’ necessario creare una comunità di cittadini del pianeta. La cittadinanza cosmopolita si aggiunge a quella nazionale e non la sostituisce. Utopia?  Certo, tuttavia  l’utopia è un aspetto inalienabile di ogni ideologia e la politica si fonda  su idee e utopie. Se vogliamo creare una nuova visione sociale e culturale e quindi una politica consona ai tempi, ogni giorno, dobbiamo considerare i nuovi eventi. La nostra mente deve aprirsi a una nuova coscienza che sia capaci ad aprirsi all’altro. Stiamo parlando di una relazione di fratellanza verso una visione cosmopolita. Dobbiamo elaborare un progetto di futuro sostenibile. E’ necessaria una rivalutazione della teoria politica e della pratica politica. Per noi radicali non è difficile perché la possediamo nel DNA. Se si accetta la prospettiva della comunità dei cittadini del pianeta si comprende facilmente che la difesa della sovranità e dell’indipendenza nazionale richiede la creazione di una corte di giustizia planetaria, che dirimi le controversie tra stati e garantisca il rispetto dei diritti umani ai cittadini del pianeta. Noi europei abbiamo superato i conflitti violenti e le guerre creando un ‘idea sovranazionale: l’unione Europea.

La nostra cosmovisione non è unica, infatti dobbiamo considerare le altre cosmovisioni: araba, indiana, cinese, tibetana africana ecc….Ricordo  che in altre culture ci sono  forme di pensiero in cui ciò che conta è l’unicità piuttosto che la ripetibilità. Dico solo che ne dobbiamo essere coscienti, se non si vuole  difendere una concezione totalitaria dell’evoluzione della cultura. Chi fa politica deve aprirsi, analizzare, capire e riconoscere che le altre cosmovisioni possono avere una validità propria, anche se relativa. Le democrazie che condividono la nostra idea ( di democrazia) sono una minoranza. Ecco che la cooperazione e necessaria. L’unione Europea è la sola che possa agire nel sistema internazionale per affermare, con gradualità, il primato dei rapporti multilaterali  su quelli bilaterali e favorire la creazione d’ istituzioni sovranazionali per affrontare le emergenze del secolo. Riscaldamento climatico e il disarmo.  Si tratta di un confronto politico su scala mondiale su due paradigmi: il concetto basato sulla sovranità nazionale, e  il sistema sovranazionale tra stati interdipendenti, che accettano di regolare pacificamente i loro rapporti reciproci.  Oggi è possibile immaginare un processo su scala internazionale per creare una cittadinanza cosmopolita. Potremmo fondare una nuova civiltà che ascolta, confronta e difende le diversità culturali e che crea una nuova visione. Ricordate quando Marco Pannella affermava che se non ci occupiamo dell’Africa l’Italia (per non dire l’Europa) diventerà Africa: guardatevi attorno quante persone immigrate ci sono e sono portatori di cosmovisioni.

Utopia o idealismo? Le N.U. nel 2015 traccia già una strategia di sopravvivenza ed è molto ben dettagliata con l’obiettivo di conseguire la perpetuazione della vita sul pianeta.  Altro esempio importante culturalmente più che  la politica è il federalismo sovranazionale di cui l’U.E. rappresenta il primo nucleo visibile. Vorrei concludere citando Reves . “Nulla può deformare il quadro reale delle condizioni e degli eventi in questo mondo più  che considerare il proprio paese come il centro dell’universo e vedere tutte le cose soltanto in relazione con questo punto fisso. E’ inevitabile che un simile metodo di osservazione crei una prospettiva completamente falsa”. I  germi di questa società ci sono già, che la politica prenda atto di una possibile creazione di una nuova civiltà.     


   
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Pier Paolo Segneri
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@luciano-fabris IL MANIFESTO DEL BUON INSEGNANTE (secondo me)

1. La scuola è amore.
2. L'insegnante ama tutti gli studenti.
3. Essere insegnanti è molto di più che fare l'insegnante.
4. Si dice: "Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna" perché l'insegnamento appartiene all'essere e non al fare.
5. L'insegnante è un maestro per i propri allievi, altrimenti non è. Quindi, la sua pratica è maieutica più che didattica.
6. L'ora di lezione è, prima di tutto, l'opportunità che l'insegnante ha di stimolare la conoscenza, la curiosità, l'attenzione, il dubbio, il talento e l'apprendimento degli studenti.
7. L'insegnante è un regista in aula, ma i protagonisti sono i ragazzi.
8. Educare significa tirare fuori il meglio da ciascun alunno.
8. Si insegna agli studenti, non la materia.
9. Un buon insegnante cerca di creare, ogni giorno, le condizioni necessarie affinché gli studenti abbiano voglia d'imparare.
10. L'insegnante ha il delicato compito di favorire in classe un clima sereno e coinvolgente, non certo un clima di terrore e di ansia.
11. Al docente è richiesto di essere autorevole, non autoritario.
12. L'autorevolezza dell'insegnante è data dagli studenti, dai genitori dei ragazzi, dai colleghi e dal personale scolastico. Quindi, un docente non può attribuirsela da solo e non può autonominarsi autorevole. L'autorità è data dal ruolo, l'autorevolezza va conquistata giorno per giorno.
13. Gli errori degli studenti vanno salutati con rispetto perché sono occasioni ghiotte per imparare e per migliorare.
14. Anche i professori sbagliano.
15. Un buon insegnante sa ascoltare e sa farsi ascoltare.
16. Le spiegazioni sono per tutti gli studenti, non soltanto per quelli bravi.
17. Un bravo professore trasmette fiducia e ripone fiducia nei suoi allievi.
18. Ogni bravo docente accresce e aggiorna le proprie conoscenze tutti i giorni.
19. Lo stipendio di un insegnante è al di sotto, molto al di sotto, di quanto sarebbe dignitoso riconoscere.
20. A volte, la noia sviluppa la creatività.
21. La cultura e la conoscenza sono il nutrimento di una società libera.
22. Libertà d'insegnamento e libertà di apprendimento sono le due gambe che permettono alla scuola di camminare.
23. Quando uno studente si avvilisce o perde la propria autostima, allora il bravo docente riesce ad infondere al ragazzo la voglia di tornare a credere in se stesso.
24. La finalità della scuola e del prof. è innanzitutto quella di permettere allo studente di conoscere se stesso e il mondo esterno che lo circonda.
25. La dimensione affettiva e quella cognitiva camminano insieme e non vanno separate.
26. Tutte le discipline coesistono e si completano a vicenda in un unico e affascinante sistema di relazioni, ponti, incontri, dialoghi, collegamenti interdisciplinari.
27. L'insegnante facilita l'apprendimento.
28. L'insegnamento è una forma d'arte.
29. L'insegnamento aiuta gli studenti ad avere autonomia di pensiero e comprensione degli altri.
30. L'insegnamento prepara gli allievi ad essere la cittadinanza attiva di oggi e di domani.

(prof. Pier Paolo Segneri)


   
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Luciano fabris
(@luciano-fabris)
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@pier-paolo-segneri

Come prevede esplicitamente l’idea di E.Rossi non si diano titoli di studio. Gli esami non si facciano all’uscita bensì all’ingresso di ogni ciclo scolastico e servono ad accertare che il candidato abbia le qualità e le conoscenze occorrenti per trarre profitto dal ciclo di insegnamento. Abolendo i titoli  si elimina  il grave equivoco per cui i giovani vanno a scuola per ottenere un diploma anziché imparare. Non solo, ma una volta aboliti  i titoli e gli esami, il rapporto tra l’alunno e il docente diventa simile a quello esistente tra paziente e medico, anziché assomigliare come oggi a quello esistente tra imputato e giudice. Al medico non si nascondono i propri mali, perché così potrà curali, al giudice si cerca di nascondere le proprie colpe, per  evitare la condanna. Nell’Istituto post universitario di Ancona sono stati sperimentati da alcuni anni queste innovazioni citate, l' eliminazione del diploma finale con  relativi esami finali (mentre viene rafforzato l’esame di ammissione), ed i sistema dei prestiti sull’onore. I Risultati sono incoraggianti.


   
Andrea Rampa reacted
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Pier Paolo Segneri
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@luciano-fabris Giustissimo, Luciano! Ottimo. Ben detto e ben scritto. Concordiamo.

Aggiungerei soltanto una riflessione per nutrire il dibattito. Mi permetto d’inserire alcuni elementi aggiuntivi. Per rafforzare le tue parole.

Ogni studente vive i propri tempi, con un proprio ritmo, secondo una crescita personale, attraverso una maturazione individuale e grazie a un cammino che viene influenzato anche da fattori esterni, di vario genere. L’unicità di ciascun allievo va tenuta sempre presente.

Si possono anticipare i tempi oppure ritardare, si possono ridurre o allungare, vivere diversamente o adattare, ma non si possono imporre e non si possono forgiare, non si possono costringere né fermare.

Lo studente, secondo il mio metodo ed approccio scolastico, deve essere posto sempre al centro delle attività scolastiche, come persona, e tutti i docenti vanno riscoperti come figure autorevoli, importanti, socialmente riconosciute come punti di riferimento. A cominciare dai Genitori. Altrimenti, tutto si vanifica e diventa inutile.

Poi, nel corso dell’anno scolastico, genitori e professori, sicuramente dovranno trovare il modo per parlarsi di persona, di fare il punto sul percorso dei figli e di tentare - appunto - una sinergia d’intenti. 

Nel frattempo, in tal modo, potranno creare un’alleanza educativa per lo studente.

Ripeto: credo molto nel dialogo tra docente e famiglie. Quindi, si tratta di una riflessione che ho pensato e scritto esclusivamente per Bellezza Radicale, ma sempre con senso di reciprocità, in modo da rendere consapevoli anche le famiglie di quanto si dovrebbe svolgere, a mio parere, dentro e fuori dall’aula, in presenza o con la cosiddetta didattica a distanza, giorno dopo giorno, fino al termine delle lezioni. 

Nella mia vita da studente, ho capito che la scuola italiana è tutta da rifare. È spesso costruita su scopi alienanti e omologanti, tende alla standardizzazione di studenti e professori puntando su finalità didascaliche e irregimentate, aziendali (efficienza ed efficacia) oppure economiciste (debiti e crediti), teoriche o tecniche d'apparato. Al massimo, nel migliore dei casi, sono finalità incentrate sull'informatica, sulla burocrazia, sulle griglie di valutazione, sul nozionismo, al solo scopo di preparare gli studenti ad un futuro lavoro di sudditi della Tecnocrazia, vero Leviatano dei nostri tempi. 

Ma lo scopo della scuola non dovrebbe essere quello di preparare al lavoro tecnocratico, di formare dei funzionari d’apparato, cioè degli ingranaggi del sistema, ma di accendere la voglia d'imparare, stimolare il desiderio di apprendimento, offrire allo studente la possibilità di conoscere sé stesso. La scuola è tale se prepara alla vita. Certamente, anche il lavoro fa parte della vita, ma è un aspetto della nostra esistenza. La vita è soprattutto altro. 

La Storia, la Poesia, le Lingue (anche quelle antiche), la Letteratura, la creatività, il respiro del pensiero umano e universale, l'autonomia di pensiero, il ragionare, le motivazioni interiori, la responsabilità personale, i sentimenti, l'amore, la relazione umana, la socialità, l'ascolto, il dialogo, la parola, l'incontro, la coscienza, la consapevolezza, la possibilità di sbagliare e di affrontare l'errore, lo spirito critico, il talento, l'inventiva, l’autostima dei ragazzi, il rispetto per gli altri, la comprensione della regola, la capacità di cooperare e collaborare con gli altri, l'aspetto psicologico, emotivo, emozionale sono molto più importanti e non vanno soffocati, ma compresi, valorizzati, lasciati emergere... 

I ragazzi dovrebbero trovare nella scuola il luogo in cui esprimere i loro talenti, le loro attitudini, le loro qualità.

Ecco perché oggi sono molto attento a tutti i miei studenti. Tutti. Uno per uno. Perché, poi, gradualmente, anno dopo anno, quando ero ancora uno studente, con le scuole medie e il Liceo Classico, i ragazzi che erano pieni di fantasia, gioiosi, intuitivi, innamorati della vita, eclettici, creativi e sognatori venivano arginati dalle rigide formule omologanti, ridimensionati e resi conformi agli standard scolastici dell'epoca. Per questo motivo, la diversità, nella scuola che ho frequentato come studente, era da considerarsi un'anomalia, un errore, un difetto. 

Per questa ragione, da docente, ho rivoluzionato l'approccio didattico e il metodo d'apprendimento. Ecco perché i ragazzi sono, per me, gli attori protagonisti della lezione, fuori o dentro l'aula.

Ecco perché, per meglio spiegare il mio approccio didattico e pedagogico, Le scrivo. Perché ci tengo subito a specificare che parto da un presupposto preciso: la scuola è vita

Aggiungerei anche: la scuola è amore per la conoscenza. Anzi, la scuola è amore. Punto. 


   
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Luciano fabris
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@pier-paolo-segneri ti riporto un articolo che ho letto nella rivista "Dolce vita" . da professore liberale e libertario,cosane pensi?

Il World Economic Forum (WEF), l’influente organizzazione internazionale privata che riunisce l’élite economica mondiale, non lascia nulla al caso e per questo all’interno del proprio progetto di grande ristrutturazione sociopolitica della realtà – nota come “Grande reset” – che ha promosso negli ultimi anni, non poteva di certo mancare l’attenzione all’ambito dell’istruzione. Dopo il tentativo, in parte riuscito, di indirizzare le politiche sanitarie globali, infatti, il forum di Davos ha deciso che è arrivato il momento di ripensare la formazione delle nuove generazioni attraverso l’uso di modalità e strumenti più consoni alla cosiddetta «occupabilità». L’attenzione delle oligarchie finanziarie verso l’ambito formativo non è di certo nuova: da sempre le classi dominanti si preoccupano di foggiare i lavoratori del futuro in base agli standard da esse stesse stabiliti plasmando le future generazioni di lavoratori e dirigenti secondo precisi criteri e ideologie prettamente attinenti all’economicismo. Su questa scia, il WEF ha recentemente presentato un nuovo modello educativo “alternativo” per il futuro, chiamato New Educational Institution (NEI, Nuova Istituzione Educativa) che, come si legge sul sito del Forum, «descrive un modello alternativo per l’istruzione di maturità in campi come l’informatica e il business».

Secondo il WEF, l’istruzione va riformata in quanto si trova intrappolata in due situazioni paradossali: da un lato, i datori di lavoro esprimono sempre più preoccupazione circa la distanza tra istruzione e occupabilità; dall’altro, il costo dell’istruzione superiore sta crescendo rapidamente. Una tendenza visibile soprattutto negli Stati Uniti, ma che avviata anche in Europa. Il che significa che, a fronte di una spesa pubblica consistente in quest’ambito, non si registrano vantaggi per il cosiddetto mondo del lavoro. Di conseguenza, gli imprenditori fanno meno affidamento sulla formazione universitaria e ricercano percorsi educativi alternativi. Tra questi ultimi rientra anche quello proposto dal Forum di Davos, ossia il NEI. Da ciò si evince che l’istruzione è vista sempre più come preparazione al lavoro da cui scompaiono o diventano molto marginali lo sviluppo del senso critico, la formazione culturale personale e l’ambito teorico per privilegiare la dimensione pratica. L’obiettivo del WEF è presto detto: sfornare “macchine” – formate su precisi modelli curricolari prefissati – da dare in pasto alle aziende, predisponendo modelli educativi che sono nient’altro che un ponte verso il paradigma liberal-capitalista del lavoro.

In questa tipologia di insegnamento non può mancare la componente digitale, informatica e di business e la didattica viene quindi pensata all’insegna di questi elementi, realizzando quelli che vengono definiti «cambiamenti strutturali, pedagogici e curriculari per una nuova istituzione educativa concettuale». I pilastri della “nuova scuola” del WEF sono essenzialmente due: le cosiddette flipped classroom (letteralmente classi rovesciate) e la collaborazione con organizzazioni esterne quali aziende, laboratori, musei, altre università e organizzazioni internazionali come il Fondo monetario internazionale e le Nazioni Unite. Nelle classi rovesciate, le tradizionali lezioni frontali vengono sostituite con lezioni online fruibili individualmente da casa e le lezioni in presenza sono, invece, dedicate solo a discussioni, problem solving e laboratori. Ciò in vista del fatto che sparisce la preparazione accademica per lasciare spazio esclusivamente a quella pratica e, di conseguenza, le lezioni online sono viste solo come preliminari alla loro componente pragmatica. Per quanto riguarda le partnership con le aziende, esse saranno «centrali nella nuova istituzione educativa». Nelle partnership, «i dipendenti qualificati delle aziende saranno invitati a trascorrere anni sabbatici presso NEI, e la facoltà NEI sarà incoraggiata a prendere anni sabbatici presso queste istituzioni». Il curriculum quadriennale del piano di studio sarà suddiviso in undici trimestri, di cui quattro dedicati alla collaborazione con organizzazioni esterne.

I corsi sono organizzati in quelle che vengono definite «sequenze di credenziali»: cinque o sei sequenze di credenziali costituiscono «un grado» e ogni credenziale ha un valore indipendente all’interno del grado, di modo che se uno studente non completasse il grado avrebbe comunque delle «micro credenziali». Questo – secondo i fautori del nuovo approccio educativo – dovrebbe superare il problema dell’abbandono scolastico. «Una sequenza sull’intelligenza artificiale può contenere corsi di algebra lineare, calcolo, apprendimento automatico, etica e scienze sociali. Le sequenze saranno insegnate da gruppi multidisciplinari di istruttori, utilizzando materiale online anziché lezioni e concentrando il tempo di persona sul vero apprendimento, sulla contestualizzazione e sulla rilevanza nel mondo reale», viene spiegato sul sito.

Se da un lato, alcuni approcci del NEI potrebbero avere dei vantaggi, dall’altro con essi la scuola modellata sulle esigenze di aziende, multinazionali e istituzioni transnazionali è servita: l’istruzione perde il suo ruolo di formazione teorica e culturale per piegarsi alle logiche aziendali. Progetto che ha già preso il via in Italia con un’iniziativa simile, quella dei licei TED (Transizione ecologica e digitale), volta a ripensare l’istruzione in funzione della Quarta Rivoluzione industriale, promossa sempre dal fondatore del WEF, Klaus Schwab. Così, la trasformazione del mondo auspicata a Davos prende sempre più forma, includendo inevitabilmente anche l’istruzione, fondamentale per garantirsi l’obbedienza, il consenso e la collaborazione delle nuove generazioni, plasmate sulle esigenze del nuovo capitalismo ipertecnologico.

[di Giorgia Audiello]


   
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Pier Paolo Segneri
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@luciano-fabris Grazie per l'articolo. Anche se mi ha messo soltanto tristezza. 😁😅

Penso di aver risposto già nel mio intervento precedente. 

I ragazzi stanno avendo grossi problemi di natura psicologica perché l'essere umano non è una macchina e la mutazione antropologica che sta avvenendo risponde a esigenze criminali.


   
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andelib
(@andelib)
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https://www.weforum.org/agenda/2022/11/new-educational-institution-higher-education-model-for-the-future/

L'autrice dell'articolo ha capito ben poco e lo si evince dagli errori di traduzione nei virgolettati.

Le proposte del WEF sono volte a facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro da parte degli studenti. Dovrebbero essere uno spunto di riflessione ed essere prese in seria considerazione in un Paese in cui, per esempio, mancano i medici essendoci il numero chiuso per i nuovi studenti, mentre molti laureati in facoltà umanistiche fanno i camerieri. Bisognerebbe confrontarsi con la realtà e non perdersi in definizioni ideologiche ("tecnocrazia" o "capitalismo ipertecnologico"). 


   
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Pier Paolo Segneri
(@pier-paolo-segneri)
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ANNO 2023, LA CRISI DEL VECCHIO SISTEMA.

La crisi che stiamo vivendo è crisi delle vecchie abitudini, delle certezze personali, dei nostri errori e di quelli degli altri, di come porre rimedio, del passato e del presente, di questo eterno presente che dura da trent’anni, ma soprattutto dal 2009. E’ un cambiamento profondo che scuote le nostre presunzioni, le arroganze, la paura. E’ una crisi che riguarda il concetto stesso di democrazia, l’idea di partecipazione politica, il valore della rappresentanza. E’ una crisi che si fa sentire soprattutto sul piano istituzionale e sociale, ma che viene da una vera e propria crisi antropologica e culturale, civile e civica. E’ una crisi politica che ci coinvolge sul piano personale e collegiale, che colpisce soprattutto il sistema partitocratico di oggi, della giustizia di domani, dello “stato di diritto”, della legalità.

Anno 2022, il Culmine del Vecchio Regime.

Sull'esito di una tale trasformazione, tuttora in corso, non azzarderei previsioni: può andar bene e può andar male, può essere una crisi di crescita o un ennesimo rigurgito reazionario e illiberale. Può essere la fine del Vecchio Regime o la premessa per un salto nel buio. È una possibilità. ❤️

 

Anno 2023, la crisi del Vecchio Regime.

Di una cosa, però, sono sicuro:
un problema di tale entità non si può risolvere limitandosi ad interventi tecnici o semplicemente adottando misure finanziarie, economiche e di bilancio. Siamo di fronte a qualcosa di più grande e di più profondo. La crisi può determinare l’esplosione o l’implosione... 🌹
Il sistema dominante basato sul Potere fine a se stesso non regge più.

 

Anno 2024, la risoluzione e inizio d’una nuova stagione.
Siamo di fronte a qualcosa che gli attuali partiti non hanno capito o non vogliono capire perché, altrimenti, dovrebbero anche ammettere il loro totale fallimento, salutare gli astanti e chiudere i battenti. Qui non basta la soluzione tecnica. Lo vado ripetendo da mesi e mesi. Lo scrivo quando posso, dove posso: è necessario rifondare la politica. Cultura è politica. Politica è cultura.

Tu ci darai una mano?

 

 


   
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(@claudio-marengo)
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Topic starter  

...che il sistema scolastico italiano faccia acqua da tutte le parti (io ne ho indicato una di falla, a mio avviso fondamentale, nei contratti dei dirigenti, in questo forum) è cosa ben nota. Ho letto con interesse le vostre parole e le condivido in gran parte. Tenderei però a limare gli eccessi di entrambe le posizioni: quella ipertecnologica e burocraticizzata (appena ho letto per la 46474848 volta flipped classroom mi sono venuti i brividi...) e quella tardoromantica e un filino vacua di pierpaolo (che mi perdonerà se la chiamo così...).

Parto da un presupposto: io non credo che la scuola sia per tutti. Non credo che don Milani avesse colto nel segno o quanto meno non in pieno e vita natural durante (don Milani è morto nel 1967 e ancora oggi lo citano come modello pedagogico...)

Che la scuola sia anzi dovrebbe essere il luogo così abilmente descritto da Pierpaolo è fuor di dubbio, ma in che senso...lo studente al centro? Lo studente è al centro della mia attività didattica, il suo apprendimento è il mio obiettivo...ma dalle parole di pierpaolo mi sembra di leggere ciò che vedo onestamente tutti i giorni (e spero/credo/mi auguro di sbagliare): a sto ragazzo/a tutto è dovuto! la nostra fatica, la nostra comprensione, la nostra competenza, il nostro sapere...e fiat...ma in cambio cosa dà??? Io in cambio voglio/esigo/pretendo qualcosa. Impegno, fatica, abnegazione e risultati. Chiedo troppo? Tra l'altro lo chiedo non per me, ma PER LUI! Ecco che quindi la scuola, seguendo questo filo, diventa il luogo dove tutto è concesso. Dei punti di pps, che dire...sono tutti condivisibili, tranne il 2 che trovo decisamente offensivo per me docente: non sono pagato per amarli, sono pagato (poco) per educarli (dal latino ex-duco, conduco fuori da...tipo una guida); non sono pagato (poco) per voler loro del bene (raramente mi affeziono a classi o studenti e comunque sempre e solo nell'arco del tempo-scuola, anche se pure da diplomati continuano a cercarmi...), essere simpatico o "amico"; non sono pagato per chiudere un occhio (ci pensano già i genitori); sono pagato per insegnare, per educare, formare, guardarli negli occhi e complimentarmi con loro con una pacca sulla spalla per un bel risultato (frutto sempre e solo di una performance: sì, di una verifica o interrogazione VALUTABILE SECONDO CRITERI CONDIVISI e non alla cazzo!) o dire loro "Hai combinato un disastro nel compito" per poi tenerlo lì e spiegare ogni singolo strafalcione...

In un'ora di lezione bisogna saper fare ciò che nessun corso di formazione su flipped classroom o altre amenità t'insegna a fare: equilibrio, ironia, competenza, domande, difficoltà, stimoli, energie, un pizzico di tecnologia, gestire interventi, lanciare provocazioni, leggere e comprendere un testo come gli sguardi...e mille altre cose meravigliose succedono in appena 60 minuti (anche meno per via della riduzione oraria!). E senza l'aiuto di robot o intelligenze artificiali: basta la mia e le altre che ho dinanzi. E ce la si fa. Ad un patto: che i 22, 25, 27 che ho davanti sappianochi siano e dove si trovano. Oltre i 16 anni e i 10 di scolarizzazione, l'obbligo è finito: nessuno ti tiene legato alla sedia, la porta è là, il mondo ti aspetta....cazzitua (scusate il latinismo!)


   
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