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Pensatoio? ecco, ho pensatoiato....

Pier Paolo Segneri
(@pier-paolo-segneri)
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@claudio-marengo Buongiorno... ☀️ 

AUTORITÀ E AUTOREVOLEZZA

di Pier Paolo Segneri

Spesso si confonde l’autorità con l’autorevolezza, ma si rischia di compiere un grave errore. E allora credo sia necessario specificare bene il significato di queste due parole, che sono due concetti quasi opposti. Spesso in antitesi.

Insomma, qual è questa differenza di significato tra le due parole? Proviamo, insieme, a tracciare un profilo dell’una e dell’altra:

l’autorità impone, l’autorevolezza propone.

Provo a spiegarmi meglio: l’autorità è statica e immobile, l’autorevolezza è dinamica e in movimento.

Entriamo nel merito.
L’autorità è data dal ruolo che si ricopre, l’autorevolezza è data dal carattere e dalle qualità della persona che la interpreta. L’autorità è ciò che incute silenzio e pone gli altri in una posizione di sudditanza, l’autorevolezza è ciò che comunica parola e dialogo, è ciò che spinge ad essere liberi, cioè responsabili e consapevoli. Per scelta. In coscienza.

L’autorità è il Potere costituito, l’autorevolezza è la forza dell’esempio. L’autorità intimorisce e mette paura, l’autorevolezza trasmette coraggio e libera dalle paure.

Sono in tanti a distinguere tra autorità e autorevolezza, ma sono pochi coloro che hanno provato a spiegare i due differenti significati. A volte, l’autorità porta con sé astio e rancore, acredine e acrimonia, mentre l’autorevolezza è sempre amorosa.

Eppure, la distinzione c’è ed è spesso netta. Infatti, autorità e autorevolezza sono quasi alternativi tra loro. Sembrano due parole simili, appaiono quasi come sinonimi e sono, invece, per molti aspetti, agli antipodi.

Del resto, ormai, la dicotomia tra i due vocaboli è entrata nel linguaggio comune, anche se non sempre questa distinzione è chiara, cioè non sempre si riesce a spiegare davvero in cosa consista l’una e in cosa l’altra.
Quindi, come dico spesso in classe, nel mio metodo d’apprendimento maieutico, il dialogo e il contraddittorio sono due pratiche indispensabili per chi coltiva l'autorevolezza.

Di conseguenza, per tornare alla distinzione di significato tra autorità e autorevolezza, è necessario immaginare due energie opposte: da una parte vi è il Potere (il Lato Oscuro della Forza), dunque l’autorità; dall’altra parte vi è la Forza, con la maiuscola, cioè l’autorevolezza.

Ovviamente, vi può essere un’autorità autorevole ma, in tal caso, quando ciò accade, la forza dell’autorevolezza impedisce all’autorità di essere autoritaria e, quindi, la libera dalle spire del Potere.

Allo stesso modo, perciò, vi può essere un’autorevolezza autoritaria ma, in questo caso, essa è schiacciata dal predominio del Potere autoritario. Se si guarda dentro di noi, forse, si riesce a comprendere meglio il discorso.

Più cresce l’atteggiamento ostile, muro contro muro, superbo, dispotico, arrogante, furbo, prepotente, menzognero, feroce, violento, rabbioso, pretenzioso e più una persona perde la propria autorevolezza. Più cresce l’atteggiamento autoritario più diminuisce l’autorevolezza.

Accade anche a scuola, nelle aule degli Istituti di tutta Italia, quando gli insegnanti sono costretti a colmare con l'umiltà il vuoto di autorevolezza, dovuto alla mancanza di empatia e di sicurezza interiore oppure, di uno stipendio adeguato perché non si vuole riconoscere autorevolezza sociale ai professori.
Infatti, ancora più spesso, i docenti sono mortificati dalla mancanza di un alto riconoscimento sociale del compito civile e civico che gli insegnanti svolgono.
I docenti autorevoli sostituiscono tale mancanza con un’autorevolezza personale e individuale, cioè con l’amore per gli studenti, con l’amore che sconfigge tutte le paure e tutti i timori, nel rispetto degli altri e di se stessi, con l’ascolto, con il dialogo, con l’attenzione, con il sostegno che sanno dare, con il riconoscimento di ogni singolo ragazzo, ecc. Ed è proprio per questo motivo che i professori andrebbero tutti applauditi per l’importante lavoro che svolgono ogni giorno, malgrado tutte le difficoltà della scuola e i limiti delle risorse disponibili.

Insomma, per sintetizzare meglio: l’autorità pretende il rispetto per sé, l’autorevolezza conquista il rispetto per sé e per gli altri. Soprattutto non alza la voce. Non ha bisogno quasi mai di alzare la voce. Salvo nel caso di un pericolo imminente.

L’autorevolezza non puoi dartela da solo, non puoi dire di te stesso che sei una persona autorevole, ma sono gli altri a poterti riconoscere come autorevole, soltanto se - però - ti considerano una persona stimabile, intellettualmente onesta, empatica, amorevole, preparata, inclusiva, vera, sincera, leale, culturalmente all’altezza, sicura di sé, ma con la forza del dubbio e della curiosità. Senza false certezze. Soltanto se si è una persona aperta, con la mente aperta, disponibile ad ascoltare gli studenti, a riconoscere le loro esigenze, a rispondere alle loro domande.

Insomma, per finire, l’autorità è gerarchica, l’autorevolezza è liberale. L’autorità incute timore o paura, l’autorevolezza dona forza e coraggio. L’autorità è verticismo, l’autorevolezza è profondità, è la capacità di andare alla radice dei problemi.

L’autorevolezza è una lunga pazienza e si conquista con il tempo. L’autorità non ha tempo né voglia. E s’irrigidisce, immobilizza. L’autorevolezza è movimento, è motore, è cammino, è dialogo, è amore.

Pier Paolo Segneri


   
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(@claudio-marengo)
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@pier-paolo-segneri spunti di riflessione davvero interessanti. Il tuo intervento attenzione. Risponderò con cura. Di primo acchito, "sono completamente d'accordo con te a metà". Mi hai regalato il tuo tempo...mi sdebiterò con la stessa moneta. A subito!

 


   
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(@claudio-marengo)
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@pier-paolo-segneri 

L’intervento del collega Segneri è di sicuro interesse e offre, come spesso accade col pps, interessanti spunti di riflessione…

  1. “Spesso si confonde l’autorità con l’autorevolezza, ma si rischia di compiere un grave errore. E allora credo sia necessario specificare bene il significato di queste due parole, che sono due concetti quasi opposti. Spesso in antitesi. Insomma, qual è questa differenza di significato tra le due parole? Proviamo, insieme, a tracciare un profilo dell’una e dell’altra: l’autorità impone, l’autorevolezza propone. Provo a spiegarmi meglio: l’autorità è statica e immobile, l’autorevolezza è dinamica e in movimento. Entriamo nel merito. L’autorità è data dal ruolo che si ricopre, l’autorevolezza è data dal carattere e dalle qualità della persona che la interpreta”--> su questo nulla da dire, davvero…in teoria (sempre) e nella prassi (non così “sempre”) è così…
  2. “L’autorità è ciò che incute silenzio e pone gli altri in una posizione di sudditanza, l’autorevolezza è ciò che comunica parola e dialogo, è ciò che spinge ad essere liberi, cioè responsabili e consapevoli. Per scelta. In coscienza. L’autorità è il Potere costituito, l’autorevolezza è la forza dell’esempio. L’autorità intimorisce e mette paura, l’autorevolezza trasmette coraggio e libera dalle paure. Sono in tanti a distinguere tra autorità e autorevolezza, ma sono pochi coloro che hanno provato a spiegare i due differenti significati. A volte, l’autorità porta con sé astio e rancore, acredine e acrimonia, mentre l’autorevolezza è sempre amorosa”-->ecco dove a mio avviso ci sarebbe da fare qualche piccola puntualizzazione. Tra l’altro, molto semplice e netta come molto semplice è netta è la distinzione manichea fino all’osso che pps propone: io sarei più elastico. Per mia esperienza, spesso (sì, spesso. Fortunatamente spesso), l’autorità è coincisa con l’autorevolezza. Ecco perché distinguevo prima fra teoria e prassi. Raramente ho incontrato quell’ottusità autoritaria di cui ci parla pps (ma non nego affatto possa esistere) e quando mi è capitato ho provato, con quell’arma che tanto (ci) piace cioè l’amore, ad incontrarla nel senso di “andare incontro”, non scontrandomi, ma sempre col dialogo, mantenendo i miei punti fermi (diritto, diritti, legge): e quando fai ciò e fai entrare in contraddizione l’autorità con l’autorità stessa…il corto circuito del paradosso kafkiano è fatto! E io me ce diverto anche un po’…E’ però giusto sottolineare che pps stesso dice “A volte, l’autorità porta con sé astio e rancore, acredine e acrimonia” e ciò fa ben sperare…ecco, con le NOSTRE armi quell’ “a volte” dovrebbe diventare “sempre” (o quasi)
  3. “Di conseguenza, per tornare alla distinzione di significato tra autorità e autorevolezza, è necessario immaginare due energie opposte: da una parte vi è il Potere (il Lato Oscuro della Forza), dunque l’autorità; dall’altra parte vi è la Forza, con la maiuscola, cioè l’autorevolezza”-->qua mi sono detto:”Ma a scrivere…è pps o Tolkien?!”. Potere…..Lato Oscuro della Forza…Forza….sembrava di essere a Moldor. Al netto dell’ironia, ho capito il senso, ma, soprattutto poi se riferito alla scuola (a quella scuola maieutica, a quella scuola culla del dialogo e del confronto) ciò mi pare un tantinello esagerato, quanto meno nel lessico. Sempre a mio avviso, siccome le parole sono pietre…andare a scuola, nella “nostra” scuola, con una forma mentis così e sapere che ci aspetta “IL LATO OSCURO DELLA FORZA”, beh…hai voglia di maieutica, ma…
  4. “Accade anche a scuola, nelle aule degli Istituti di tutta Italia, quando gli insegnanti sono costretti a colmare con l'umiltà il vuoto di autorevolezza, dovuto alla mancanza di empatia e di sicurezza interiore oppure, di uno stipendio adeguato perché non si vuole riconoscere autorevolezza sociale ai professori. Infatti, ancora più spesso, i docenti sono mortificati dalla mancanza di un alto riconoscimento sociale del compito civile e civico che gli insegnanti svolgono. I docenti autorevoli sostituiscono tale mancanza con un’autorevolezza personale e individuale, cioè con l’amore per gli studenti, con l’amore che sconfigge tutte le paure e tutti i timori, nel rispetto degli altri e di se stessi, con l’ascolto, con il dialogo, con l’attenzione, con il sostegno che sanno dare, con il riconoscimento di ogni singolo ragazzo, ecc. Ed è proprio per questo motivo che i professori andrebbero tutti applauditi per l’importante lavoro che svolgono ogni giorno, malgrado tutte le difficoltà della scuola e i limiti delle risorse disponibili”-->su questo dissento profondamente. Vero è che, come dice pps, l’autorevolezza non te la dai da solo, ma te la attribuiscono (col tempo, taaaaaanto tempo e con riconoscimenti verbali e non) gli altri (colleghi, genitori, ds, studenti, personale ata…). Verissimo. Ma la mancanza di essa non la colmi con l’umiltà (che mi sembra oscuro come ragionamento, ma sarà un mio limite…), al contrario…con la sapienza nel suo senso latino/greco più originario possibile: intelligenza, conosc(i)enza, ma anche la phrònesis, la saggezza morale…e potrei andare avanti lanciandomi in ardite disquisizioni fra Cicerone e filosofia ellenistica, passando per Plotino e…no, non lo faccio. Sapienza è, detto in ultrasoldoni, saper stare al mondo, sapere chi si è e dove si è, pieno possesso delle proprie facoltà al fine di educare, formare, crescere insieme. Si diceva l’autorevolezza…ebbene capita sovente che finisco lezione e fuori la porta c’è la bidella (che ho scoperto leggere Thoreau…) che con la sedia ascolta la mia lezione (rigorosamente a porta aperta). Questa è autorevolezza. Due colleghe (che godono della mia più totale stima) andranno in pensione quest’anno e diranno alla ds di indicarmi come il loro sostituto nelle loro classi. Questa è autorevolezza. E’ autorevolezza anche chiamare lo studente L.B., orfano di madre da quando aveva 8 anni…e mentre faccio lezione, nel mio jalissiano fiume di parole, lo indico e scherzo con lui e con la classe su genitori oggi e genitori miei…confronto generazionale…battute….Ma solo dopo 24h mi accorgo della mia gaffe…lo convoco in separata sede, mi scuso profondamente con lui per la mia dimenticanza e poca accortezza (ovviamente non voluta) e lui mi batte la mano sulla spalla, mi guarda e scoppia in lacrime. Ha 16 anni. Anche questa è autorevolezza! Concordo ancor meno con questo facile assioma-->  +$$$ = + autorevolezza. Gli episodi poco fa citati sarebbero accaduti anche se guadagnassi 3000 euro al mese netti (cosa che ovviamente mi auguro eh…) o 200 euro all’anno….Detto ciò, sottolineo ancora la mia posizione: il MIUR non mi e ci paga per amare gli studenti, ci paga per formarli, educarli, valutarli (in un modo o nell’altro) etc…ma non per amarli. Io non sono tenuto (e mi guardo bene dal farlo) a voler loro del bene per obbligo contrattuale. No. I miei obblighi sono altri, purtroppo troppo spesso di natura burocratica. Il resto è…SAPIENZA! Altro aspetto che non mi trova per nulla d’accordo è il plauso a pioggia (e spesso anche i $$$) a TUTTI i professori. Ma mai nella vita applaudirò il collega che entra sempre in ritardo o valuta esclusivamente dal 6 in su (e ce ne sono a migliaia…) o dal 6 in giù (idem), che non applica TUTTA la scala di valutazione collegialmente decisa o il collega che “Evvabbeh è disabile metti 6…evvabbeh è dsa metti 7….”; se lo scorda il mio applauso il collega che “bisogna spezzare UN’ARANCIA in favore di…”; il collega che bypassa il regolamento di istituto e propone cose alla kaiser; se lo scorda il mio plauso il collega che non rispetta le istituzioni, di qualunque natura, anche fossero ottusamente autoritarie: ti alzi in consiglio di classe, in collegio e parli! Ti esponi! E lotti…e avrai almeno me al tuo fianco, qualora condividessi le tue posizioni! Quindi su questo “volemose bene” solo perché siamo categoria sottopagata e maltrattata a mio avviso si chiama cameratismo ed è uno spirito di cui ci siamo liberati con molta fatica in ogni ambiente pubblico, dal punto di vista lavorativo!
  5. “Soprattutto non alza la voce. Non ha bisogno quasi mai di alzare la voce. Salvo nel caso di un pericolo imminente”àqueste sono parole sante! Da scrivere in ogni aula!!!
  6. “L’autorevolezza non puoi dartela da solo, non puoi dire di te stesso che sei una persona autorevole, ma sono gli altri a poterti riconoscere come autorevole, soltanto se - però - ti considerano una persona stimabile, intellettualmente onesta, empatica, amorevole, preparata, inclusiva, vera, sincera, leale, culturalmente all’altezza, sicura di sé, ma con la forza del dubbio e della curiosità. Senza false certezze. Soltanto se si è una persona aperta, con la mente aperta, disponibile ad ascoltare gli studenti, a riconoscere le loro esigenze, a rispondere alle loro domande. Insomma, per finire, l’autorità è gerarchica, l’autorevolezza è liberale. L’autorità incute timore o paura, l’autorevolezza dona forza e coraggio. L’autorità è verticismo, l’autorevolezza è profondità, è la capacità di andare alla radice dei problemi. L’autorevolezza è una lunga pazienza e si conquista con il tempo. L’autorità non ha tempo né voglia. E s’irrigidisce, immobilizza. L’autorevolezza è movimento, è motore, è cammino, è dialogo, è amore”àanche qui, vado a ripetermi…è una visione anche giusta e che condivido se non è elastica e rimane immobile…soprattutto se prima si citano “muri”…

Concludo questo lungo intervento col ringraziare pps per gli spunti e la condivisione, ma soprattutto la passione (nel senso latino del termine e che è anche la mia) che riversa in ciò che fa/scrive.


   
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Pier Paolo Segneri
(@pier-paolo-segneri)
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@claudio-marengo Bellissima disamina! Mi è piaciuta tantissimo!!! Magari, ne parliamo anche a voce. Potremmo vederci a Cuneo o a Savigliano e ne parliamo. Comunque, alto livello!


   
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