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Per chi non avesse letto Tucidide, allego il bellissimo articolo di Oscar Giannino, che ha la mia stessa”fissa”

Paola Cossu
(@paola-cossu)
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Registrato: 2 anni fa
Post: 63
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Non è detto che ministri e presidenti del Consiglio abbiano letto Tucidide. Però spesso i
grandi autori di 25 secoli fa ripropongono esattamente i temi su cui si divide ancor oggi la
democrazia occidentale. La divisione tra democrazia del popolo e regimi censitari attraversa l’intera storia delle poleis greche, lo scontro tra Occidente e Oriente nasce ai tempi
delle guerre persiane, la contrapposizione tra imperi commerciali del mare e imperi bellicisti di terra è la ragione della guerra del Peloponneso, e rivivrà ancora nel Nomos della
terra di Carl Schmitt. Insomma, Tucidide serve sempre, e non solo lui. Anche su un tema
che è diventato bandierina dell’attuale governo italiano: la mano di ferro contro i profughi
che tentano di attraversare il Mediterraneo, il decreto del prefetto-ministro Piantedosi che
vieta alle navi delle Ong – ripetiamolo: non transita sui loro ponti se non poco più del 10
per cento degli sbarchi in Italia – più di un salvataggio alla volta a pena di sanzioni emesse
dai prefetti e senza più procure tra i piedi, impone porti di sbarco a centinaia di miglia di
mare, per poi magari allocare gli sbarcati a centinaia di chilometri via autobus.
Intanto il 6 febbraio scorso viene pubblicato uno studio negli Occasional Paper della Banca
d’italia, a firmarlo sono Gaetano Basso, Luigi Guiso, Matteo Paradisi e Andrea Petrella. La
ricerca fa il punto sull’occupazione attivata dal Pnrr. Servono 375 mila lavoratori in più di
qui al 2026, e se i 95 mila in più nelle costruzioni si possono forse creare con serie politiche
di formazione, per la maggioranza delle decine di migliaia di qualifiche tecniche ben formate il sistema dell’istruzione e della formazione professionale pubblica non è in grado di
offrirne il numero adeguato. Conclusione: serve una svolta vera sulle politiche attive del
lavoro, di là da venire perché nel frattempo continuiamo ad affidarci agli inef­ficienti Centri
pubblici per l’impiego; e servono molti immigrati in più. Più immigrati e possibilmente
ben formati. Anche perché di qui al 2026 i potenziali lavoratori di 1569 anni, vista la pluridecennale curva demografica italiana, caleranno di circa 630 mila unità.
Orrore negli ambienti di governo. Ma come più immigrati. Abbiamo bisogno di meno
immigrati,
“rubano” il lavoro agli italiani e minano la coesione sociale del nostro paese,
che la destra chiama apposta sempre e solo col termine di “nazione” secondo la vecchia
formula “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”. Meno immigrati
e gli italiani facciano più figli, dunque. Dimenticando che per invertire la curva demogra-
fica suicidaria occorrono anni e anni di riorientamento delle politiche fiscali, contributive,
di parità di genere, di offerta di servizi sociali… non i bonus e i prepensionamenti sacri alla
politica italiana.
E che c’entra Tucidide, direte voi. C’entra, c’entra. Rileggetelo sulla vigilia dello scoppio
della guerra del Peloponneso nel 431 a.c., troverete come Pericle risponde a Sparta, che
minacciava l’attacco. Pericle risponde che Atene avrebbe tolto il blocco a Megara alleata di
Sparta, se Sparta però avesse smesso di cacciare gli stranieri. Perché Sparta, iperoligarchica e militarista, per purezza di sangue non poteva tollerare la presenza di estranei. E
quando Pericle onora le vittime del primo anno di guerra, ripete: “Anche in guerra noi
siamo diversi di nostri avversari: la nostra città è aperta a tutti né pratichiamo espulsioni
di stranieri, non impediamo loro l’accesso alla nostra conoscenza e ai nostri spettacoli”. La
democrazia del mare viveva di commercio e così prosperavano anche non ateniesi, che
armavano la flotta mercantile e contribuivano a quella militare, ed erano protagonisti
dell’esplosione di pensiero, arti e spettacolo che nel V secolo fece di Atene il magnete
dell’occidente attuale.
Direte voi: eh ma la democrazia è voto di popolo, alla maggioranza degli italiani piace il
pugno di ferro anti immigrati. Anche su questo ci aiuta, l’atene antica. Nel 406 a.c. Atene e i
suoi alleati sgominarono la flotta spartana alle Arginuse. Ma, al ritorno ad Atene, sorpresa:
i capofila populisti chiesero all’assemblea la pena di morte per gli strateghi navali, rei di
aver lasciato indietro 25 navi per salvare i naufraghi sconfitti invece di lasciarli perire tra i
flutti, sacrificando equipaggi ateniesi nella tempesta in cui poi le navi salvatrici erano
incappate. Unico a obiettare Socrate, zittito al grido “il popolo lo vuole” , e condanna a morte fu. Per aver salvato i naufraghi. La storia si ripete, tristemente, per chi se ne dimentica


   
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