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Buongiorno a tutti. Dato che il tema - scuola dovrebbe diventare base di lavoro per questo gruppo, intervengo, da insegnante, sul tema. Prima di lanciarmi in qualsivoglia anlisi sulla didattica, sulle (contro)riforme devastanti degli ultimi anni et similia, mi preme partire da un pensiero. E lo dico da docente, ripeto. E' ormai innegabile, da diverso tempo, che ci sia uno scollamento totale fra dirigenze e corpo docenti: i primi tesi esclusivamente al fare iscrizioni (e soprattutto a non perderle), i secondi (non tutti) a cercare faticosamente di mantenere un barlume di serietà e etica all'interno delle scuole. I dirigenti, da quando sono tali e non più presidi, hanno a cuore NON la bontà della didattica, le scelte pedagogico-didattiche, il benessere degli studenti etc...ma esclusivamente, come dicevo, non perdere iscritti. Ciò come si traduce? In promozioni di massa. Punto. Tutti promossi, famiglie e studenti felici, scuola accattivante (durante il mercato delle vacche aka ORIENTAMENTO IN ENTRATA ci si inventa la qualunque pur di attrarre come al luna park i clienti) e vai di risultati raggiunti! Sì, risultati raggiunti! Ma come?! Facciamo un passo alla volta. Il CCNL per i ds è targato 2019 e consta di 3 parti (come tutti i dirigenti pubblici, anche se un (ex)preside non me la sentirei di equipararlo ad un dirigente di un qualsiasi ufficio comunale: da una parte l'istruzione, la scuola, gli studenti etc, dall'altra scartoffie, tasse e burocrazia...):
- trattamento fondamentale (rappresentato dallo stipendio tabellare, eventuali assegni ad personam o RIA, retribuzione di posizione parte fissa),
- trattamento accessorio (rappresentato dalla retribuzione di posizione parte variabile, dalla retribuzione di risultato, da eventuali compensi per la reggenza di altre istituzioni scolastiche),
- trattamento economico per incarichi aggiuntivi (indennità previste per specifiche attività aggiuntive del dirigente, alcune obbligatorie – es. esami di stato – altre facoltative – direzione progetti PON/POR)
Quello su cui vorrei concentrarmi è il 2 punto, in particolare la cosiddetta RETRIBUZIONE DI RISULTATO: La retribuzione di risultato è pagata a valere sul Fondo unico nazionale, il cui ammontare è determinato ogni anno e ripartito in budget regionali. In base agli ultimi contratti regionali stipulati gli importi della parte base si aggiravano intorno ai 3mila annui.
Cosa sono questi fantomatici risultati? I risultati sono indicati da un gruppo di lavoro interno (ove è presente ovviamente il dirigente) nel cosiddetto RAV (rapporto di autovalutazione): qui si inseriscono i punti di forza e di debolezza delle scuole e le iniziative che si mettono in campo per provi rimedio. In moltissimi di essi è sempre presente la riduzione dell'insuccesso scolastico/debiti a fine anno, quindi la scuola IN UN MODO O NELL'ALTRO deve ridurre le bocciature o i debiti. Ecco spiegata l'insistenza sgradevole e poco professionale di molti ds nello spingere i colleghi ad "alzare" i voti, ecco spiegato perchè un 4 magicamente diventa 6. Forse non tutti sanno che ad ogni scrutinio le valutazioni sono proposte dal docente ma ratificate dal consiglio: il docente non decide un fico secco, ma propone un voto. Infatti i ds, dopo le ramanzine al povero malcapitato che ha osato mettere qualche insufficienza in una classe di 25 studenti, fanno velate pressioni di carattere morale sul consiglio di classe (es: se ne bocciamo 5 perdiamo la classe, quindi perdiamo posti di lavoro...non ci saranno più ore per i precari....rischiamo l'accorpamento con altri istituti...). E' un vero e proprio ricatto morale, in barba a qualsivoglia etica professionale! In più, se il risultato è così "magicamente" raggiunto (e fidatevi, lo raggiungono eccome: i consigli di classe sono pieni di precari alle prime armi, inesperti, giovani che comprensibilmente subiscono le pressioni di questi personaggi...), questi intascano Xmila euro all'anno!
Cosa fare? Magari ne parliamo in riunione, se vi va...
@claudio-marengo Caro Claudio,
grazie infinite per la scelta dell'argomento a me ostica e sconosciuta.
Mi spiace non poter interagire su aspetti di carattere tecnico, ma credo che tutto questo malessere vada tramutato in una proposta di legge da proporre magari ai Deputati di area liberale!
Cercare coperture,soluzioni legislative,progetti da portare in commissione Istruzione al più presto,poiché l'argomento scuola dovrebbe essere in cima alla lista delle cose da fare per ogni governo in carica!
Vi chiedo : Claudio,Pier Paolo,Giuliano e magari anche Martina di incontrarvi e lavorare alacremente a un cambiamento della nostra scuola che a quanto leggo è diventata preda dei mondi umani più bassi!Che disastro!
Salve a tutti in previsione dell'incontro di domani sulla scuola, volevo lasciare alcuni spunti per il dibattito.
Inizio con il condividere l'analisi tecnica e il giudizio di Claudio sul sistema di valutazione e pagamento dei docenti, non tornerò però su questo lasciando a domani un confronto.
Per quanto riguarda invece l'aspetto umano, culturale, formativo e didattico della scuola,
già insieme a PierPaolo discutevamo su possibili nuovi obiettivi, punti di riflessione e riforma del sistema scolastico italiano.
Non è un caso la successione "umano, culturale, formativo e didattico" sequenza con cui ho iniziato il discorso
perchè stabilisce delle priorità che ritengo dover appartenere e proprio in questa successione, ad un sistema d'istruzione che funzioni.
L' "umanità" ci costringe a pensare alla complessa discussione sulla formazione e selezione del corpo docente.
L'insegnante infatti, oltre ad una adeguata conoscenza e competenza didattica nella propria materia dovrebbe dimostrare una adeguata umanità
nel saper gestire un proficuo confronto con una realtà, quella degli adolescenti, tra le più articolate e complesse da gestire,
sia per la loro intrinseca e naturale volubilità, che per la loro delicata situazione di passaggio, di crescita della vita di ogni persona.
Se nel formare ad una adeguata e proficua umanità del docente, ci si potrebbe provare con corsi di psicologia, sociologia e psicopedagogia,
nel momento della effettiva valutazione e selezione possono nascere problemi, per una concreta complessità di una valutazione che sia efficace.
Spostando il punto sull'umanità, come dicevamo con PierPaolo, dal docente al discente, potremo parlare di scuola,
come momento per "imparare a vivere"...parolone... si, ma che si potrebbe tradurre nella necessità di
fornire accanto alle conoscenze e competenze della didattica, strumenti di crescita e resilienza
rispetto al percorso ad ostacoli in cui si presenta la vita per ognuno.
Da qui la necessità di una formazione del corpo docente che vada oltre la conoscenza e la capacità di trasmetterla.
Dico questo perchè spesso stando a scuola, prima ancora di essere docente si deve essere un "motivatore",
se ad esempio investissimo tanto quanto, in termine di denaro e tempo, fa una azienda, per motivare a stare meglio a lavoro
e a far crescere il profitto dell'azienda stessa, per motivare invece gli alunni/e a stare meglio con se stessi e con il gruppo classe
migliorando così i i risultati del proprio e collettivo processo di crescita umana e culturale, saremmo già molto avanti!
Questo punto ci porta diretti alla dispersione scolastica, quindi alla demotivazione a voler, dover crescere... e ai sempre più consueti e diffusi attacchi di panico degli studenti.
Affrontare la dispersione scolastica e l'ansia degli allievi/e, non significa facilitare o addirittura inventare promozioni,
ma al contrario far comprendere che si sta a scuola per acquisire quelle conoscenze di base che ci permettono
i poter partire liberalmente dallo stesso punto di partenza nel percorso umano, culturale e lavorativo.
Scuola dal greco significa cortile della casa luogo aperto, libero, per oziare in libertà,
certo oggi il significato è mutato, anche se l'ozio cerca sempre di essere sovrano...
Ma scuola appunto come luogo di libertà per acquisire quegli strumenti che ci dovrebbero liberare anche dal contesto da cui veniamo..
magari per andare oltre.
Occorre quindi veramente fare della scuola quello che l'antico pensiero liberale ci ha insegnato, un luogo in cui arrivare ad essere alla pari,
pur nelle nostre naturali differenze. Invece pare stiamo vivendo una analfabetizzazione di ritorno che va combattuta, tornando ad esempio ad insegnare la bellezza e la necessità del leggere e dello scrivere in italiano...
Acquisendo si, conoscenze e competenze utili a specializzarsi in un campo, ma soprattutto strumenti utili ad
"appartenere" liberamente ad una collettività che vuole essere civile e solidale e questo passa soprattutto da
momenti di crescita individuale e condivisione come la scuola dell'obbligo e l'Università devono essere.
Per spostare l'attenzione del docente e del discente dall'ansia di prestazione di una scuola intesa solo come accumulo sterile di conoscenze,
occorre quindi una riforma radicale dell'abolizione del valore legale titolo di studio, a cui però arriverei gradualmente.
Riprendendo ad esempio l'esperienza dell'Istituto Morgagni di Roma, in cui la valutazione dei docenti durante l'anno scolastico passa attraverso giudizi riflessivi, che obbligano veramente lil discente a comprendere cosa ha acquisito in termini di conoscenze e capacità,
senza fermarsi al 6- e sto! soprassedendo sul valore effettivo della prova svolta, che invece è concretamente ciò che conta,
per permettere all'alunno/a di crescere nelle conoscenze e nelle capacità, senza doversi sottomettere con ansia di prestazione
a inconcludenti valutazioni numeriche.
Certo la valutazione e l'autovalutazione del proprio agire è utile, ma va rimodulata, perchè così oltre a creare ansia,
non è efficace in termini di crescita culturale e umana del discente.
Chiaramente per cercare di rovesciare come un guanto l'approccio odierno alla scuola occorre imprescindibilmente, e sfruttando il momento di denatalità, la riduzione del numero di alunni/e per classe con un massimo di 18. Si può fare! soprattutto oggi che i giovani sono pochi!
Basta ribaltare la cinica rotta di un paese di vecchi per vecchi in cui la spesa pensionistica (ad esempio) egoisticamente,
oltre che statisticamente, sta riducendo sempre più la capacità di intervento economico in altri settori, quelli guarda caso...
che al momento non interessano un paese con un età media da COCOON!!!
Spero di aver suscitato riflessioni per un proficuo dibattito...
Grazie per la pazienza a domani!
Davvero molto interessanti le tue analisi. Personalmente conosco ben poco di questo importante tema, non conosco queste argomentazioni, sarà molto interessante domani seguire, più che intervenire. Finalmente stiamo utilizzando il Forum come elemento di dibattito e per veicolare le informazioni. Dunque, a domani. Ancora una volta grazie Giuliano.
Salve a tutti. Ringrazio Giuliano e Pierpaolo per l'impegno, gli spunti di riflessione e l'opportunità che ci concedono.
Vado step by step...
Salve a tutti in previsione dell'incontro di domani sulla scuola, volevo lasciare alcuni spunti per il dibattito.
Inizio con il condividere l'analisi tecnica e il giudizio di Claudio sul sistema di valutazione e pagamento dei docenti, non tornerò però su questo lasciando a domani un confronto.
Per quanto riguarda invece l'aspetto umano, culturale, formativo e didattico della scuola,
già insieme a PierPaolo discutevamo su possibili nuovi obiettivi, punti di riflessione e riforma del sistema scolastico italiano.
Non è un caso la successione "umano, culturale, formativo e didattico" sequenza con cui ho iniziato il discorso
perchè stabilisce delle priorità che ritengo dover appartenere e proprio in questa successione, ad un sistema d'istruzione che funzioni.
L' "umanità" ci costringe a pensare alla complessa discussione sulla formazione e selezione del corpo docente.
L'insegnante infatti, oltre ad una adeguata conoscenza e competenza didattica nella propria materia dovrebbe dimostrare una adeguata umanità
nel saper gestire un proficuo confronto con una realtà, quella degli adolescenti, tra le più articolate e complesse da gestire,
sia per la loro intrinseca e naturale volubilità, che per la loro delicata situazione di passaggio, di crescita della vita di ogni persona.
Fin qui, nulla da dire. Tutto giustamente giusto e oggettivamente oggettivo.
Se nel formare ad una adeguata e proficua umanità del docente, ci si potrebbe provare con corsi di psicologia, sociologia e psicopedagogia,
nel momento della effettiva valutazione e selezione possono nascere problemi, per una concreta complessità di una valutazione che sia efficace.
Questo invece è uno spunto interessante. La selezione...immagino, s'intenda il sistema di reclutamento dei docenti. Dico la mia, sperando nessuno si offenda...Il sistema del reclutamento dei docenti per decenni è andato avanti basandosi sul famoso concorso (quello "vecchio", ultimo datato 99): non me ne voglia chi l'ha sostenuto e superato magari anche a pieni voti, ma era un sistema che selezionava esclusivamente in base alle conoscenze del candidato. Dopo il concorso, sono entrate in gioco le SSIS (Scuole di Specializzazione all'Insegnamento Secondario) che a mio avviso erano un ottimo sistema di reclutamento: corsi (pochissimi) sulle conoscenze (già certificate da lauree e corsi post lauream), molti di didattica di X o Y (tenuti da professori delle medie e delle superiori, almeno nel mio caso e di altri colleghi ormai sparsi sul territorio italiano), nomenclatura scolastica, leggi...c'era tutto davvero. Poi sempre perfettibile per carità, ma la base era buona. In più alla fine: il tirocinio! Ottima occasione di fare esperienza sul campo, una splendida palestra...Le ssis, se non erro, sono andate avanti 9 o 10 anni "in via sperimentale" e come spesso accade in Italia le sperimentazioni s'interrompono d'amblè...in altri paesi (vedi la Spagna) le sperimentazioni durano anche vent'anni, soprattutto su temi così caldi e poi, perfezionate, entrano a sistema. Via le SSIS e dentro di tutto: io ho perso il conto dei sistemi di reclutamento docenti (ricordo bene...i PA) fino a ritornare al concorso. Il tutto reso ancor più arzigogolato poichè il X ciclo SSIS, vado a memoria, non lo fecero neanche terminare, impedendo a migliaia di futuri colleghi l'ingresso nelle famigerate GAE e dando il via (anche coi pas) a migliaia di ricorsi. L'unica certezza che hanno in comune questi sistemi (SSIS compresa) è la creazione di centinaia di migliaia di cattedre precarie e l'eterna distinzione fra organico di fatto e di diritto. Chi non è nella scuola farà fatica a capire...ma è questa distinzione la causa principale del precariato dei docenti in Italia. Si dovrebbero accorpare (come da tempo suggerisce inopinatamente qualche sigla sindacale vagamente illuminata), ma non lo si fa e a me il perchè è sempre stato oscuro, visto che allo Stato il precario costa di più di quello di ruolo.
Valutazione...qui intende dei docenti, sempre...immagino no? Beh? C'è?! Che io sappia no...un po' come i preti pedofili: scoprono le porcate e cosa si fa, li si sposta di diocesi. Stessa cosa coi docenti pelandroni, incapaci, ignoranti: i ds li invitano, se precari, a non scegliere più l'anno successivo la loro scuola; se di ruolo, gli danno poche ore in classe (quasi sempre sui primi anni, tipo il biennio, ritenendo, a torto, quegli anni "più facili") e il resto di potenziamento (tappabuchi per supplenze di colleghi assenti o potenziamento...ma a chi, non è dato saperlo, ma basta che stiano buoni e non facciano danni: il ds è contento, le famiglie idem e pure il pelandrone...non fa un piffero, tanto lo stipendio non glielo toglie nessuno!). Nessuno controlla nessuno nella scuola. In Francia c'è l'ispezione ministeriale ogni tot anni e non perchè hai dato fuoco alla scuola! Sistema di valutazione. E mica una volta...certamente l'ispettore (anche lì, spesso un ottuso burocrate, purtroppo) non viene all'improvviso, ma tu sai quando viene E SOPRATTUTTO COSA TI CHIEDE. tante scartoffie certamente, ma può venire anche in classe a vederti fare lezione (potere anche dei ds che non esercitano mai, se non per un velato mobbing nei confronti del pelandrone di cui sopra o nel rompiballe di turno, o un giorno all'anno nell'anno di prova del collega "ruolandi"). Io sono apertamente per la valutazione dei docenti innanzi tutto da parte degli studenti e poi da parte dell'ispettore di turno. Renzi c'aveva provato, poi lo statalismo sindacale s'è messo di traverso e ha fatto naufragare tutto (almeno quel poco di buono introdotto dalla 107 aka Buona Scuola)
Spostando il punto sull'umanità, come dicevamo con PierPaolo, dal docente al discente, potremo parlare di scuola,
come momento per "imparare a vivere"...parolone... si, ma che si potrebbe tradurre nella necessità di
fornire accanto alle conoscenze e competenze della didattica, strumenti di crescita e resilienza
rispetto al percorso ad ostacoli in cui si presenta la vita per ognuno.
Da qui la necessità di una formazione del corpo docente che vada oltre la conoscenza e la capacità di trasmetterla.
Dico questo perchè spesso stando a scuola, prima ancora di essere docente si deve essere un "motivatore",
se ad esempio investissimo tanto quanto, in termine di denaro e tempo, fa una azienda, per motivare a stare meglio a lavoro
e a far crescere il profitto dell'azienda stessa, per motivare invece gli alunni/e a stare meglio con se stessi e con il gruppo classe
migliorando così i i risultati del proprio e collettivo processo di crescita umana e culturale, saremmo già molto avanti!
Anche qui: nulla da dire...o meglio, pensiero stupendo (vi direbbe la Pravo), ma nella pratica?!
Questo punto ci porta diretti alla dispersione scolastica, quindi alla demotivazione a voler, dover crescere... e ai sempre più consueti e diffusi attacchi di panico degli studenti.
Affrontare la dispersione scolastica e l'ansia degli allievi/e, non significa facilitare o addirittura inventare promozioni,
ma al contrario far comprendere che si sta a scuola per acquisire quelle conoscenze di base che ci permettono
i poter partire liberalmente dallo stesso punto di partenza nel percorso umano, culturale e lavorativo.
Scuola dal greco significa cortile della casa luogo aperto, libero, per oziare in libertà,
certo oggi il significato è mutato, anche se l'ozio cerca sempre di essere sovrano...
Ma scuola appunto come luogo di libertà per acquisire quegli strumenti che ci dovrebbero liberare anche dal contesto da cui veniamo..
magari per andare oltre.
Dispersione scolastica... qualcuno avanzava l'ipotesi di allungare di uno/due anni le scuole medie poichè a 13 anni le scelte non sono affatto consapevoli riguardo al percorso di studi da intraprendere, quindi un biennio "comune" e di qui la scelta futura. Visti anche i passaggi nelle scuole da indirizzo a indirizzo (chi ha iniziato al tecnico X nell'indirizzo informatico, dopo uno o due passa poi nello stesso istituto a ragioneria...oppure cambia addirittura scuola: le cifre sono decisamente alte su questo). Parlavo di scelta post biennio: assolto l'obbligo...lo studente, in accordo con la famiglia e,se lo si ritiene, col parere dei docenti, sceglie se immettersi nel mondo del lavoro (qualora ne esistesse uno in Italia e soprattutto al Sud (ps: sono meridionale eh...)) o continuare gli studi. Punto. Basta. Nessuna pistola puntata alla tempia nel continuare, nessun istituto affollato di ragazzi annoiati, svogliati (e non solamente per loro responsabilità, ci mancherebbe), provare il lavoro e magari seguire un corso serale come hanno fatto i nostri padri (tipo il mio) o nonni. Ma dov'è il problema?! Perchè insistere se non hanno voglia/intenzione e, lo dico, capacità o abnegazione?! Ma dove sta scritto che TUTTI debbano farcela?! Come si fa a farcela in "tutti"?! E' utopia o peggio falsa democrazia. Che poi tra l'altro già è così: guardate le statistiche sull'ultimo anno alle superiori: dati del 2022, ma sono pressocchè identici anche quelli del 20/21 e precedenti, il 96.2% dei candidati è ammesso alla maturità e di questo 96.2% il 99% l'ha superato, l'esame di stato! E qualcuno mi vuol far credere che si è selezionato, formato, educato?! Suvvia...già la scuola (viste le cifre menzionate) è diventato un luogo ludico, ora devo pure insistere affinchè Pincopallo che rompe in classe, sbuffa, non sfoglia una pagina...ci rimanga e gli do pure il titolo???
Sugli attacchi di panico...se una scuola chiede X e tu non reggi...forse non è la scuola adatta a te. Lì sarebbe sacrosanto cambiare e scegliere un indirizzo più attinenete al ragazzo/a. Ma poi alla fin fine....che è...non glielo fai un pdp per bes?! Non si nega a nessuno...sarà cinicamente ironico, ma, pur comprendendo lo stress, forse le cause di questi attacchi di panico sono da ricercare altrove (genitori? la butto lì...)
Ben venga l'abolizione del valore legale del titolo di studio, soprattutto per smascherare questa farsa chiamata maturità...e, "savasandìr" il tetto max di 18 alunni per classe (basterebbe cancellare una sola parola, un solo termine: quel "di norma" compreso nel DPR 81/09 che regola a 27 il numero di alunni alle superiori per le classi prime o 22 se in presenza di uno studente disabile. Non so voi ma io ho lavorato per anni in classi con 3 disabili e 25 alunni.
Prima di concludere, ribadisco la mia critica: nonostante gli spunti interessanti e di valore...a me sembra sempre ancora tutto alunnocentrico...il bimbo a scuola deve stare bene, sereno, crescere...io non lo nego, per carità. Ma la scuola è luogo di crescita culturale, come dite voi, ma autorevole (e non prendetemi per valditariano, giammai!): noi col nostro sapere, col nostro modo di fare, di dire, la nostra trasparenza, limpidezza, ironia, strategia didattica dobbiamo rendere possibile ciò. E anche con la nostra capacità affabulatoria, al netto di lim, video, clasroom o altre amenità che servono, ma non sostituiranno mai il FASCINO DELLA PAROLA...di uno sguardo, di un complimento detto "da quello/a lì" che li riempie di orgoglio....sono piccoli dettagli ma fondamentali nella nsotra giornata lavorativa. Dobbiamo, noi docenti, riappropriarci del nostro AMORE per questo mestiere, per la NOSTRA DISCIPLINA, averne completa padronanza, pieno rispetto di chi abbiamo davanti e avere fermezza e durezza nel dire a Pasqualino...amico caro, lascia perdere...NON CE LA FAI! Perchè può anche darsi che un Pasqualino su mille NON non ce la faccia (sbugiardando Morandi), non ha le basi, le competenze, la voglia, le capacità per misurarsi con quegli argomenti, luoghi o persone, al netto di ogni comprensione, più o meno buonista...
Io lancerei inoltre un'altra idea malsana (forse) e balzana (sicuramente): ma se fossero i collegi docenti ad eleggere il proprio ds? Esempio: fanno il conorso a ds a livello nazionale. Chi lo vince sceglie la provincia (se ci sono disponibilità), arrivano i curricula nei collegi e il collegio si vota il proprio ds. La trovate una castroneria? In più, max X anni in quella scuola, poi cambi. Una volta c'era quest'obbligo per i presidi, ora forse non più...
Lo so vi ho annoiato, ma "m'hai provocato e io ti distruggo adesso, Io me te magno !" (cit.)
@claudio-marengo grazie Claudio...non so cosa tu abbia mangiato,quando hai scritto questo testo....ma credo che lo abbiano capito a fondo solo P.P.e Giuliano.Ergo questa sera ti toccherà spiegare,in Primis tutte le sigle e poi la soluzione al problema😆
Un docente dovrebbe essere come un investigatore, cioè dovrebbe essere capace d’immedesimarsi nei panni dello studente che ha davanti agli occhi, riuscendo a carpirne i messaggi impliciti che si celano dietro i suoi silenzi o i suoi gesti, sguardi, pensieri.
Un bravo docente, a mio parere, è tale se riesce a percepire il non detto di ogni singolo studente, se ne sa scorgere il linguaggio enigmatico, sia verbale che non verbale.
Un professore è bravo se è un Maestro, cioè se è in grado di mettersi nei panni di ogni singolo ragazzo, per sintonizzarsi con sensibilità sulla sua stessa lunghezza d’onda, se è capace di trovare la stessa frequenza dello studente, in modo tale da sentire dentro di sé quello che il suo allievo sente e vive. Così da guardarlo con i suoi occhi, oltre che con i propri.
Un insegnante è un Maestro se non impone al ragazzo la propria risposta né il proprio metodo, ma se stimola l’allievo a cercare la propria risposta e il proprio metodo.
Un Maestro non dice all’allievo devi fare questo e quello o fai ciò che DEVI, l’importante è che tu lo faccia perché DEVI farlo, ma incuriosisce lo studente, stimola l’agire del ragazzo, smuove il suo senso civico, lascia che l’allievo compia la sua ricerca e intraprenda il suo percorso.
Un docente è bravo se non ricorre al “devi”, se non ricorre al “non devi”, cioè se non offre soltanto le soluzioni che potrebbero andar bene a se stesso, ma se sa rispondere alle domande e agli interrogativi dell’allievo nel modo che corrisponde al sentire del ragazzo, non rispetto al proprio. Quindi, un professore è bravo se riesce a credere nei suoi studenti, se crede davvero in loro, se riesce a fare in modo che i suoi allievi si sentano capiti, se riesce a capirli davvero. Di conseguenza, un bravo insegnante cerca di capire come ragiona ogni suo singolo allievo, come pensa, come sente e vede il mondo. S’immedesima. Senza perdere la propria personalità, senza perdere la propria identità.
Le risposte del professore, quindi, sono davvero le risposte d’un Maestro se vivono nel medesimo mondo e nello stesso immaginario del suo allievo. In tal modo, il docente riesce a catturare l’allievo. Come farebbe un bravo investigatore.
N.B.
Pier Paolo si scrive staccato 😅🥰😘