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Cari amici, ritorno su un tema o forse IL tema che dovrebbe contraddistinguere BR nella sua proposta/visione politica: la scuola, che peraltro è un tema scelto e discusso collegialmente. Sul manifesto di BR (continuo a chiamarlo così) ho inserito alcuni punti programmatici da cui partire, ma ne aggiungo un altro. Quanto meno di discussione...non so se avete avuto modo di leggere questa notizia:
Trovo che a Piazza Armerina, se le cose stanno come riportano i media (ma ho già chiesto lumi ad amici radicali per saperne di più), siano di una gravità inaudita, proprio per ciò che intendiamo NOI, per come intendiamo NOI la scuola, al netto delle divergnze tra noi prof...
Su sta cosa io non mollo fin quando non saprò la vera verità e capirci di più, spero col vostro aiuto e collaborazione...
Ps: non riesco più a trovare il documento con la poesia, il mio intervento, quello di Luciano Fabris...come faccio?!
@claudio-marengo grazie Claudio!Io sono con te!Giu’le mani dalla scuola e fuori lo Stato di Polizia dalle nostre aule!!!
Oggi è successa la stessa cosa a Marco Cappato in un incontro sul fine vita, dove tutti gli astanti sono stati identificati!😡😡😡
MA STIAMO SCHERZANDO?????!!!!
Grazie ancora, Claudio! Vorrei aggiungere una riflessione...
Quando scoviamo un talento, diamogli il modo di esprimersi. Non lo soffochiamo, non lo umiliamo, non lo sprechiamo. Valorizziamo sempre il talento creativo e positivo delle persone. Chi crede nel talento degli altri, crede in se stesso e nell'umanità. Chi crede in te, può cambiarti la vita... in meglio. Ecco il punto: se vogliamo che gli studenti apprendano davvero la conoscenza degli argomenti studiati, allora è necessario legare l'insegnamento all'affettività, all'emozione, ai sentimenti, all'amore per la materia, all'amore per la Classe, alla vita di tutti i giorni. Io credo negli studenti di oggi. Giorno per giorno.
La nuova stagione, che vorremmo aprire, con “la festa degli autoinvitati” del 24 Giugno 2023, a Roma, è la stagione dell’amore. Basta odio. La scuola è vita e la vita è la possibilità che abbiamo d’amarci.
Questi miei appunti sono una riflessione personale, sono la pagina d’un diario di bordo, è quasi il sogno d’un docente corsaro, è quasi un quaderno scolastico, forse qualcosa di più d’un semplice quaderno d’appunti perché è quasi un brevissimo pamphlet, un po’ polemico e un po’ satirico, sulla mia esperienza personale nella scuola.
Insomma, è la riflessione del “quasi”, per chi si sente quasi ma non del tutto, per chi vorrebbe quasi ma coltiva un dubbio, per chi è quasi arrivato ma ha sbagliato strada. Questo quaderno è una lettura per (quasi) tutti, per chi si riconosce nel quasi e non in tutti. È un testo volutamente incompiuto, imperfetto, fragile. È un brevissimo pamphlet figlio dei nostri tempi, nipote di Leonardo Sciascia e di Pasolini, fratello del lettore.
Infatti, il punto di partenza è il tempo in cui viviamo.
Lo so, viviamo in un tempo logoro, rabbioso, rancoroso, di sfiducia e scoramento. La solitudine e il senso di solitudine sembrano essere, insieme alla paura, i sentimenti comuni e dominanti dei contemporanei, ma questo tempo comune s’inserisce nei tempi diversi di ciascuna persona, in una visione che è complessiva e che, proprio per tale ragione, è complessa. Insomma, la visione generale delle cose contiene già, e accoglie in sé, anche i tanti, singoli, particolari punti di vista, ecco perché l’analisi compiuta in questo mio piccolo pamphlet andrebbe poi allargata verso un vasto orizzonte esistenziale, verso un palpito culturale, verso un sogno per il domani. Verso Orizzonti di Bellezza Radicale. Alla ricerca di senso e di verità, al plurale.
Senza illusioni. Perché non siamo dei velleitari. Siamo dei sognatori, è diverso.